30 luglio 1977: la RANGERS PARADE (1/2), di “Gaby”
30/07/2023
PESCARA CALCIO: VIA lo SLO?
30/07/2023

Sabato, 30 luglio 1977 – 
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(…) Novità anche per quanto riguarda l’ampliamento dell’Adriatico e, tanto per non smentirsi, capovolgono del tutto quanto prestabilito finora. È ufficiale (… o almeno si spera …) l’affidamento dei lavori all’Impresa Vicentino Michetti che, naturalmente, realizzerà il suo progetto.
A questo punto, mi sono subito dato da fare per conoscere le caratteristiche dell’ampliamento, soprattutto perché anche noi del Pescara Rangers abbiamo i nostri precisi progetti logistici e scenografici, per cui la soluzione architettonica prescelta sarà decisiva. In proposito, abbiamo un vero “asso nella manica”: il papà del nostro amico Claudio Saragani lavora proprio nell’Impresa Michetti, i cui uffici tra l’altro sono in via Ravenna, quindi a quattro passi contati da casa nostra. A dire il vero non otteniamo molto (io speravo in qualche fotocopia del progetto) ed anche la sua descrizione verbale non è il massimo della chiarezza, però è abbastanza per sapere che, finalmente, avremo anche noi le famose “balconate” del tipo Comunale di Torino o anche del Vittoria di Bari. L’Adriatico originario non può essere toccato in nessuna maniera, per cui l’ampliamento si “staccherà” dal corridoio superiore di circa 1,20 metri; non è moltissimo (sarebbe stato preferibile almeno 1,80-2,00 metri), ma quanto mai sufficiente per sistemare a dovere striscione e tamburi.
Ce ne sarebbe abbastanza per essere molto soddisfatti, se non fosse che (veniamo a sapere) questo è il progetto peggiore dei tre presentati, ovvero il più “spicciolo” e con zero attenzione all’aspetto architettonico. Di fatto, ci ritroveremo un ampliamento che somiglia molto a quello di un capannone industriale mentre (e lo ricordo ai numerosi smemorati in circolazione di questi tempi) l’Adriatico è catalogato ufficialmente come “monumento di architettura contemporanea”, non per niente è soprannominato il “Prototipo”, essendo per l’appunto il prototipo di un modello architettonico mai realizzato prima, e poi copiato “in piccolo” dagli stadi di Grosseto, Massa, Macerata, Savona, Mantova e qualche altro.
In sintesi, ci saranno 12.200 posti seduti in più, 14.000 in super-capienza, realizzati (come preannunciato) con prefabbricati in cemento armato precompresso, il cui costo sarà di 840 milioni di lire pagabili in cinque rate annuali; per cui, crescerà degli interessi. I quotidiani scrivono che si tratta del preventivo più basso presentato in Comune, ma mentono sapendo di mentire, perché sono gli stessi quotidiani che non più di 15 giorni fa hanno scritto dei 600 milioni di lire chiesti dalla Ditta “ALA” (anch’essi rateizzabili in cinque anni).
Come dici? Che a un basso costo corrisponde inesorabilmente una bassa qualità? E secondo te, questa gentaglia si preoccupa di architetture e arti varie? Se così fosse, anche solo in parte, avrebbero scelto il progetto dell’arch. Piccinato, cioè di colui che ha progettato lo stadio e, quindi, sa bene come comportarsi anche in caso di ampliamento successivo. Ma siccome con Piccinato “nun se magna” … ecco che del pregio architettonico se ne fregano altamente. Ammesso che questi “signori” conoscano la differenza tra Architettura e edilizia.
Michetti fa sapere: “Porto a termine i lavori entro la fine di novembre, ma conto di riconsegnare una Curva già per settembre” … Non abbiamo nessuna ragione per dubitarne, però ha dimenticato di specificare … “novembre di quale anno”?
Din-don-din-don … è mezzogiorno del 30 luglio e tutto va bene!… din-don-din-don …

Per noi del gruppo-capo il raduno è alle ore 16,00 davanti a “Al Regalo Artistico”, per aiutare il signor Manzo, Michele, Ettore e gli altri a caricare sul furgone tutto il materiale da portare in piazza Italia, ed anche per rifinire certi accordi. Ne approfittiamo anche per una foto ricordo di questa giornata memorabile, anche se più d’uno fra noi continua a storcere il naso per l’eccessiva “americanizzazione” dell’evento; e non nascondo che io sono uno di questi. Tanto più perché, inevitabilmente, stiamo attirando le attenzioni dei passanti e dell’Excelsior (peraltro oggi più affollato del solito) e non sappiamo se sono sguardi di ammirazione o commiserazione, di ironia o di invidia. Non credere che io stia esagerando, perché qui c’è gente che “ci’arfreca” senza troppi sottintesi, ma ce n’è altrettanta che “pagherebbe” pur di avere i loro figli o nipoti tra noi; nemmeno fossimo la succursale di Cinecittà.
Fatto sta che ci sentiamo “osservati” e molto a disagio; ma abbiamo già capito che per oggi “tocca abbozzare”. Poi, da domani cominceremo a fare le prime necessarie precisazioni.
Circa un’ora dopo, eccoci tutti in piazza Italia lato Palazzo di Città, dove avevamo dato appuntamento per le 17,00 a tutti gli altri del nostro seguito. Alla stessa ora, arrivano Cadè e la squadra dall’altro lato della piazza per essere ricevuti in Provincia, dove è prevista la terza premiazione in meno di 24 ore. Per cui, un po’ tutta la piazza (già affollatissima) si riversa dalla parte del Palazzo di Governo per osannare una volta di più i nostri Campioni, nemmeno fosse la … prima volta che li rivediamo dopo dieci anni. Non è così, ovviamente, ma siamo ancora in tanti a non “credere” che davvero Andrea, Giacomo, Vincenzo, Bruno, Matteo, Giuliano, Giorgio e tutti gli altri abbiano Onorato il Nome di Pescara con la prima Serie A … dopo essere partiti lo scorso settembre tra lo scetticismo generale, quando non ironia e sarcasmo. Dunque, è logico che le nostre Feste non saranno mai abbastanza per ripagarli almeno in parte; né oggi né mai.
Non abbiamo portato lo striscione Club Excelsior-Pescara Rangers, un po’ perché s’è preferito lasciarlo appeso sul palco di piazza Salotto (dove si concluderà la “parade”), molto più perché tutti noi consideriamo questa giornata come il termine del “laboratorio Rangers” grazie al quale in questi nove mesi abbiamo gettato le necessarie e solide basi su cui ora è tempo di costruire il “nuovo corso” per il tifo ultras a Pescara. Per cui, non c’è più posto per “striscionetti” vecchia maniera e, in attesa di quello serio, per ora (ribadiamo) meglio niente.
In proposito, il signor Manzo ci fa trovare un’altra sorpresa “sgradita”, consistente in una serie di cartelli in legno, ad asta unica, su cui sono riportati il nome del Club e diversi slogan … in perfetto “stile Hollywood” (ma sarebbe meglio dire Walt Disney …). Inutile lamentarsi, men che meno protestare: non è certo questo il luogo e il momento, per cui …. “tocca abbozzare” per l’ennesima volta, con santissima pazienza. E che pazienza!
In attesa che termini la premiazione in Provincia (minimo due ore), ci sistemiamo sulla gradinata del Palazzo di Città che, per l’occasione, funge da ottima “tribunetta”, e ne approfittiamo per “provare” alcune innovazioni scenografiche che vogliamo introdurre a partire dal prossimo campionato. Si tratta soprattutto di far capire che il tempo dei campionati di Serie C è passato da un pezzo, e che ha perfettamente ragione Cadè quando afferma che tra Serie B e Serie A c’è uno sbalzo molto superiore ad una sola categoria di differenza; cosa che vale a livello di squadre, di Società (ahimè!), di stampa, e naturalmente anche di tifoserie. Soprattutto di tifoserie. E’ finito il tempo del tifo ai Distinti, stando seduti come a teatro, o addirittura in Tribuna. E’ finito il tempo dell’improvvisazione e della dipendenza dal nome dell’avversario, perché in Serie A sono sempre e comunque quindici battaglie, dentro e fuori il campo, che si giochi con la Juventus o con il Foggia non cambia assolutamente nulla.
Ci siamo proprio tutti, a occhio e croce più dei 500 previsti, e purtroppo diventa palese che c’è ancora molto da lavorare, perché qui sono ancora tanti a non essere ancora ben “sintonizzati” su cosa ci aspetta fra meno di due mesi. Non lo ha capito la Società, anzi moralmente retrocessa all’infimo livello di Quarta Serie, e non l’ha capito buona parte della tifoseria; del resto, la cronaca di queste ultime settimane parla fin troppo chiaramente.
Piuttosto, stiamo notando che in mezzo al nostro “gruppone” sono comparsi alcuni partecipanti (diciamo una decina) mai visti prima d’ora e talmente spaesati da dare l’impressione di non aver mai messo piede all’Adriatico (sempre sperando che sappiano cos’è e dove si trova). Il sospetto, piuttosto fondato, è che siano “invitati” da parte del signor Manzo per fini puramente spettacolari, magari con l’illusione che possano entusiasmarsi e “avvicinarsi” al Pescara Rangers in pianta stabile. Illusione pura: ci basta avvicinarli e scambiare quattro parole contate per scoprire che questi non conoscono nemmeno la formazione del Pescara, di “curva” conoscono solo quella stradale e, con impressionante candore, confermano di essere qui perché hanno chiesto al signor Manzo di poter partecipare al fine di … farsi notare da qualcuno che poi possa introdurli nel mondo dello spettacolo; televisivo o cinematografico che sia!
Si resta senza parole. E forse è meglio così.

L’apprezzamento e l’attesa della città verso questa Festa raggiungono livelli inimmaginabili a noi stessi. Tutti (anche quelli del CCCB …) sanno che quando si muove il signor Manzo puoi tranquillamente aspettarti il massimo tanto nella quantità come nella qualità, per cui ci ritroviamo ben presto circondati da nugoli di tifosi che noi pensavamo fossero qua per la squadra e per Cadè, invece sono venuti anche a sbirciare il nostro “dietro le quinte”. Dovremmo solo esserne orgogliosi al massimo grado, ma siamo troppo giovani per capire queste situazioni, perciò (come già un’ora fa all’Excelsior) sentirci così osservati continua a metterci in forte imbarazzo; qualcuno di noi è persino tentato di “nascondersi”.
Alle 19,10 Cadè e i giocatori escono dal palazzo della Provincia, salutati dai nostri cori, e subito vengono fatti accomodare sulle sei spettacolari auto d’epoca scoperte (parcheggiate là davanti già da un’ora), sulle quali sfileranno fino a piazza Salotto. Ne restano visibilmente estasiati, sia perché è una vera sorpresa anche per loro, sia per la bellezza delle auto, sia perché cominciano a capire cosa li aspetta.
Apre il corteo la fanfara dei bersaglieri di Roma.

Il gonfalone storico del Club Excelsior (nato nel 1975)

Subito dopo, il gonfalone storico del Club Excelsior, e quindi le sei auto decapottabili, la prima delle quali ha ancorata sul cofano una grossa coppa (alta 130 cm.), adeguatamente infiocchettata di biancazzurro; a chi sia destinata, per il momento resta un mistero.
In ciascuna auto stanno 3 o 4 giocatori, cosicché sfila l’intera rosa Biancazzurra, oltre ai due allenatori, il massaggiatore Rapino e il medico sociale
Seguiamo noi del Pescara Rangers con stendardi e cartelli, e a poca distanza la squadra delle “majorette” provenienti da Modena.

Le majorette di Modena

Chiude un nutritissimo gruppo di tifosi che fanno capo al ritrovo dell’Excelsior.
Ci siamo proprio tutti, per un totale di almeno 2.000 partecipanti a formare un vero e proprio corteo trionfale “incorniciato” da due file laterali di centauri, (tutti amici e parenti della famiglia Manzo) con luccicanti e rombanti moto di grossa cilindrata, opportunamente addobbati con il gagliardetto “Excelsior-Rangers” sventolante sull’antenna radio posteriore.
Per cui, ti invito ad immaginare la scena (ammesso che sia possibile), con le coinvolgenti marcette della fanfara, i nostri cori, le esibizioni delle bravissime majorette, il rombo delle moto, lo sventolio di bandiere e stendardi, la “foresta” di cartelli sapientemente distribuiti, l’accompagnamento massiccio con il battimani di tutti i partecipanti …
Chi di sicuro non deve immaginare niente è la marea di tifosi radunati su entrambi i marciapiedi dell’intero percorso, da piazza Italia a piazza Salotto; due ali di folla assolutamente indescrivibili per numero, entusiasmo e partecipazione; sono là in attesa già da oltre un’ora, dopo una vera e propria “corsa al posto migliore” che non si vede neanche per la visita del Presidente della Repubblica.
Centro città paralizzato, con il traffico deviato per vie adiacenti al percorso; e meno male che di sabato non circolano i camion! Mentre continua ad arrivare gente da tutte le parti, ed è incredibile vedere quanta ce n’è affacciata alle finestre e ai balconi di tutti i palazzi (persino quelli adibiti ad uffici), a loro volta imbandierati come non mai.
Non venitemi a dire (più o meno ironicamente) che siamo a Hollywood … o a Rio de Janeiro … o nella migliore “Piedigrotta” che si sia mai vista, perché … niente di tutto questo. Siamo a Pescara!… e non si accettano paragoni riduttivi con chicchessia.
Questa è la vera Pescara!… quella che mette da parte ogni sorta di casino e può così esprimere tutte le sue enormi potenzialità.
Sarà anche una Festa scarsamente “ultras”, e continuo ad esserne arciconvinto, ma a livello spettacolare ed emotivo c’è da impazzire. Come infatti sta impazzendo l’intera città che, almeno per un pomeriggio, dimentica completamente la vergognosa crisi societaria, la presa in giro dell’ampliamento e la rapina per gli abbonamenti.

A sx Piero Aggradi. Sull’auto: Gianni De Biasi (dietro) e il massaggiatore Italo Rapino (davanti). Sulla dx in 1a fila tra la folla, Ivo Melatti. Sull’auto seguente Giuliano Andreuzza (in piedi)

Davanti Eraldo Mancin (semicoperto), dietro Andrea Prunecchi (a sx) e Gianfranco Motta (a dx)

L’auto d’epoca con la coppa. Davanti Vincenzo Zucchini, dietro Giorgio Repetto. Sulla sx Alvaro Manzo

Altro che vino e porchetta … pupe danzanti, nucell, fave, cici’e lupin’!
E non abbiamo raggiunto la “perfezione” per un pelo: mancano infatti i nuovi acquisti, perché Bertarelli, Cinquetti, Grop e Pinotti erano già d’accordo con la Società per trovarsi direttamente a Cingoli, senza passare da Pescara, non essendo protagonisti delle tre premiazioni. Né si poteva insistere (come in realtà il signor Manzo ha provato a fare …), essendo questi i loro ultimi due giorni di vacanza. Forse è meglio così, perché oggi festeggiamo gelosamente coloro che la Serie A ce l’hanno data. Per festeggiare quelli che devono conservarcela ci sarà tempo la prossima estate … se avranno saputo meritarselo. E magari, strada facendo impareranno che se da un lato Pescara non regala mai niente a nessuno, dall’altro lato il Cuore Biancazzurro restituisce sempre 10 volte di quanto ha ricevuto. In un senso e nell’altro.
I nostri idoli Biancazzurri scambiano saluti con la folla festante lungo la strada, ma nel contempo non nascondono la loro timidezza, forse perché si ritrovano ad essere divi loro malgrado. O molto più probabilmente perché essi stessi fanno ancora fatica a comprendere quale giornata stanno vivendo, per di più a pochissime settimane di distanza da Ferrara, Terni e Bologna. Fanno ancora fatica a rendersi conto di quale Impresa hanno compiuto, e di essere entrati di diritto nella Storia di Pescara:
– Gabriele D’Annunzio e Bruno Nobili;
– Ennio Flaiano e Vincenzo Zucchini;
– Federico Caffè e Giorgio Repetto;
– Pietro Cascella e Massimo Piloni;
– Gabriele Manthonè e Matteo Santucci;
– Tito Acerbo e Piero Aggradi;
– Leopoldo Muzii e Giancarlo Cadè;
… per noi tifosi non c’è alcuna differenza. Non uno di loro sta un gradino sopra, non un gradino sotto, degli altri.

Il corteo a Corso Umberto

All’ingresso in corso Umberto siamo al delirio più totale perché, oltre a tutto il resto, si ripete la stessa scena del 4 luglio: confetti e petali di fiori che piovono addosso ai giocatori sia da finestre e balconi, sia dai due marciapiedi. Solo che questa volta l’effetto è infinitamente superiore, perché i nostri Campioni sono su auto scoperte e non al chiuso di un pullman.

Arrivo a Piazza Salotto

Arriviamo in una piazza Salotto strapiena in ogni suo angoletto, che perciò il nostro arrivo gremisce all’inverosimile in pochissimi minuti.
Intorno al gigantesco palco, montato a tempo di record sotto palazzo “Arlecchino”, si sono ammassate almeno trentamila persone, che però traboccano ben oltre i limiti della piazza e si diramano lungo corso Umberto, viale Regina Margherita, via Nicola Fabrizi, viale Regina Elena, via Carducci … senza contare finestre, balconi e terrazzi stipati ai limiti dell’allarme rosso. Si può ragionevolmente pensare che si sfiori le 50.000 presenze in totale; e la controprova l’abbiamo con l’ultimo comizio tenuto qui da Giorgio Almirante quando, davanti ad una folla simile, i quotidiani locali scrissero di oltre 40mila presenti.
Dopo una mezz’ora abbondante di presentazione, in mezzo ad un travolgente entusiasmo da stadio (… magari fosse stato così ogni domenica, all’Adriatico!…), inizia la premiazione di tutti i giocatori, ciascuno dei quali genera un’ovazione assolutamente “inumana”, dentro questo catino di palazzi. Sono sicuro che ci avranno sentiti fino al porto, come ai Colli e a piazza San Francesco.
Quindi è il turno dei dirigenti e, con un’astuzia senza pari, il signor Manzo chiama per primo il Commendatore. Sì, perché il Presidente della prima Serie A è e resta lui. Il Presidente più amato dal 1936 ad oggi è e resta lui. Il Presidente “del secolo” è e resta lui. Questa sera, su questo palco, non c’è posto per nessun altro, tantomeno per “ombre” e “apparenti”. Il signor Manzo chiama Armando Caldora e piazza Salotto è al collasso. Un boato da fare spavento … spavento reale che i vetri delle finestre soprastanti ci piovano addosso. Gli viene consegnata la gigantesca coppa che era sull’auto di testa durante la sfilata, gigantesca come è stata la sua Presidenza. Avrà anche tutti i difetti di questo mondo, alcuni dei quali innegabili, ma è il Presidente che ci ha portato in Serie A, è il Presidente “uno di noi”, e tanto basta per farne un “monumento” del calcio Pescarese, che dubito fortemente possa essere eguagliato in futuro; anche se lo speriamo con tutto il cuore. La commozione del momento è autentica, ma viene subito interrotta (e forse è un bene) poiché il “dovere” impone di chiamare anche gli altri dirigenti.

Vincenzo Marinelli e Armando Caldora con la coppa

Altra ovazione per Vincenzo Marinelli, al quale viene riconosciuto il decennale “combattimento in prima linea” per i nostri Colori, dopodiché è la volta di Taraborelli e Nait … che secondo me andrebbero letteralmente ricoperti di medaglie e coppe (non scherzo), con le quali premiare l’infinito coraggio avuto nel presentarsi qui stasera e addirittura nel salire sul palco … Stentiamo a credere che siano davvero loro e che queste non siano loro controfigure “noleggiate” a Cinecittà (Angelo Manzo sarebbe capace di questo e ben altro …). Purtroppo per loro, però, non vengono ricoperti da medaglie, bensì da fischi, ululati e insulti irripetibili provenienti da tutta la piazza. Te lo giuro: quanto sto ascoltando in questo momento è molto ma molto peggio di pomodori e uova marce in piena faccia.
Il signor Manzo è nel pieno di un “finto imbarazzo” e cerca (furbescamente) di sminuire la situazione buttandola su un’ipotetica atmosfera scherzosa … che naturalmente non è affatto né ipotetica né tantomeno scherzosa. E subito dopo “chiama” un applauso riparatore che arriva in maniera talmente debole e forzata da far preferire di gran lunga l’indifferenza assoluta. Però, così facendo ottiene due importantissimi risultati in un sol colpo: da un lato, non potrà essere rimproverato dal nuovo “presidente apparente”, visto che sta facendo tutto il possibile(???) per calmare la piazza, dall’altro lato ha “punito” lui e quell’altro “capo d’opera” di Nait come meglio non si potrebbe. Per di più, di fronte a Cadè e tutta la Squadra.
Ottimo e abbondante. Eccellente, direi. I due “fantocci dell’ombra” non dimenticheranno questa serata nemmeno se ricorreranno a dieci anni di psicanalisi intensiva.
Noi del gruppo-capo? Facciamo parte in tutto e per tutto della “sceneggiata” messa su dal signor Manzo e quindi, con sforzo davvero bestiale, facciamo finta di restare distaccati dal resto della piazza; anche perché siamo proprio sotto il palco, quindi molto in vista. Ma i nostri sguardi “parlano” molto più e molto meglio di mille parole.

Eraldo Mancin premiato da Angelo Manzo e Stani (Club Excelsior Rangers)

Giancarlo Cadè premiato dal massaggiatore Italo Rapino … premiato da Giancarlo Cadè

Giorgio Repetto

Andrea Prunecchi premiato da Gianfranco (Club Excelsior Rangers)

Massimo Piloni

Pier Giuseppe Mosti premiato da Angelo Manzo

Matteo Santucci

Vincenzo Zucchini e Angelo Manzo

Sul palco, da sx: Angelo Orazi, Giacomo La Rosa, Bruno Nobili

Sul palco, da sx: Bruno Nobili, Vincenzo Marinelli; Giancarlo Cadè, Armando Caldora

Sul palco, da sx: Armando Caldora, Ennio Nait, Andrea Prunecchi, Gianni De Biasi, Gianfranco Motta, Giuliano Andreuzza, Eraldo Mancin. In piedi, Pier Giuseppe Mosti

Come da programma, alle 21,00 circa la Festa si conclude, poiché (come si sarà capito) è totalmente incentrata sull’Onorare i Protagonisti che hanno regalato a Pescara la prima Serie A della nostra storia. Sono loro, e solo loro, che vanno festeggiati, non certo i produttori di vino, porchetta, nocelle e pupe danzanti; per queste cose abbiamo già Sant’Andrea e la Madonn di li Cull. La piazza però non vuole saperne di sfollare. Tutti cercano l’abbraccio, la stretta di mano, il semplice saluto con un giocatore o con Cadè. Tutti cercano Caldora per implorarlo a restare, sotto lo sguardo attonito, imbarazzato e (secondo me) anche preoccupato di Taraborelli, che forse proprio stasera sta realmente comprendendo in che guaio s’è cacciato.
La Festa però è davvero finita, perché proprio alle 21,00 è fissata la cena da Guerino per Squadra e Società, e si sta di già creando un certo ritardo. Dopodiché, lunedì mattina partiranno per il ritiro di Cingoli, mentre per noi è tempo di partenza già domani, subito dopo pranzo, destinazione Foro Italico di Roma per l’ultima e decisiva sfida della Gis Pallanuoto.
La Serie A è già iniziata, indipendentemente dal calendario.

Domenica, 31 luglio 1977
A pochissime ore dalla sua conclusione, la Rangers Parade è già consacrata alla storia come la più grande, spettacolare e innovativa Festa di tutti i tempi nel mondo delle tifoserie, probabilmente non solo italiane.
Non ce lo diciamo da soli, non è il frutto della nostra smania di autocelebrazione, ma è quanto scrivono tutti i quotidiani presenti stamattina in edicola. Anche e soprattutto quelli nazionali (Corriere dello Sport, Stadio, Gazzetta, Tuttosport) che, come ben sappiamo, non sono mai stati “amici affettuosi” di Pescara, e tantomeno del Pescara Rangers; tutt’altro. A titolo di esempio basta citare Il Messaggero, che (anche in cronaca nazionale) definisce l’evento “Un vero capolavoro di Angelo Manzo e dei suoi collaboratori, una festa mai vista a Pescara, né per qualità, né per quantità di partecipanti”. Sullo stesso tono scrivono Il Tempo e tutti gli altri, per la serie … “carta canta”.
Ed è con questa immensa gratificazione che ci accingiamo a vivere un’altra giornata fondamentale per il nostro gruppo, in partenza per il Foro Italico al seguito della Gis Pallanuoto. A proposito: ci siamo informati sul significato di questo (per noi) misterioso “Gis”, peraltro ricorrente anche nella pallacanestro con la “Gis Roseto Basket”, e finalmente abbiamo appurato che si tratta della Ditta sponsorizzatrice: “Gelati Industriali Scibilia” dello stesso imprenditore calabrese Pietro Scibilia in realtà già conosciutissimo in Abruzzo (dove vive e opera ormai dal 1960) non solo per le sue imprese nel campo oleario e, appunto, dei gelati, ma anche per la grave disavventura dovuta al famoso sequestro del padre Francesco (di cui si occupò a lungo anche il “Corriere d’Abruzzo”), avvenuto il 6 maggio di tre anni fa, con conseguente richiesta di riscatto a dir poco mostruosa: un miliardo e mezzo di lire!…. praticamente la seconda in Italia, per entità, dopo quella per il sequestro di Paul Getty … che però è un petroliere. Richiesta ovviamente impossibile anche solo da prendere in considerazione e la vicenda è scivolata nel silenzio più totale; non se n’è saputo più niente.

Pietro Scibilia, sponsor della Gis Pallanuoto Pescara

Arriviamo con largo anticipo in un Foro Italico tanto imponente e monumentale quanto “metafisico”, perché c’è un deserto assoluto di persone e di traffico; né poteva essere obiettivamente diverso in una domenica pomeriggio di piena estate, nonché in zona abbastanza periferica. E così, ne approfittiamo per farci il programmato giretto d’ispezione, spingendoci fino al vicinissimo Olimpico, purtroppo chiuso e circondato da una recinzione invalicabile da tutte le parti, altrimenti non avremmo disdegnato l’idea di scavalcare e fare una prima e indispensabile conoscenza con lo scenario di due nostre prossime partite di campionato. Dico e ripeto: cam-pio-na-to … non amichevoli e Coppe Italia da strapazzo … cam-pio-na-to!
Esattamente come “predicava” calorosamente Federico De Carolis già 10 anni fa quando, in occasione della “solita” amichevole estiva Pescara-Roma, scrisse: “Sono queste le partite che dobbiamo ospitare all’Adriatico, ma di campionato!” … attirandosi ovviamente gli sberleffi dei tifosi e dei colleghi.
Non nascondo la mia infinita emozione. La specialissima e intima emozione davanti a questa monumentalità, architettonicamente splendida, mentre solo “l’altro ieri” andavamo in trasferta ritrovandoci davanti a muri scrostati e ferraglie arrugginite più tipici di uno “sfascio” per automobili da demolire che non di stadi. Ero convinto che in questa piazza, davanti a questi marmi, ci sarei potuto venire solo a quarant’anni, come turista o visitatore, invece … eccoci qua.
Non solo, ma fra poche settimane ci torneremo per una gara di cam-pio-na-to!
Scusami se lo ripeto un po’ troppo spesso, ma sai bene che ci sono alcune contrade agricole in collina dove sono piuttosto duri di comprendonio, e certi concetti bisogna sempre ficcarglieli in testa (… per non dire un’altra cosa …) con lo scalpello e il martello.

Si torna al Palazzo del Nuoto con un misto di emozioni difficile da descrivere. Da un lato, non ti nascondo un certo senso di inferiorità nel momento in cui sei costretto ad ammettere che la nostra realtà dista anni luce da questo “ambiente” (globalmente inteso); forse molto più di quanto non avessimo immaginato. Dall’altro lato, sarebbe a dir poco sciocco non considerare che stiamo parlando della città “caput mundi”, che è venti volte più popolosa di Pescara, che fa la Serie A da sempre e che è stata sede delle Olimpiadi; per cui, il paragone è del tutto improponibile. Semmai, dobbiamo essere infinitamente orgogliosi di essere giunti a confrontarci nello stesso campionato, dunque ad essere sullo stesso livello di Roma dal punto di vista della dignità calcistica, e di avere una tifoseria che anche dentro questo stadio può tranquillamente competere e lasciare il “segno”.
Dunque, quell’iniziale e ingiustificato “timore” va subito trasformato in Orgoglio, guardando con testa alta e petto in fuori tutta la marmaglia di squadrette e squadruncole, e le loro rispettive tifoserie, che ci siamo lasciati alle spalle.
Noi siamo “altrove”; e in questo momento ci stiamo camminando sopra.
Dopo le nostre ripetute e chiassose rimostranze, finalmente si decidono a farci entrare, spiegandoci che prima non si poteva perché era in corso un’altra partita di Serie A fra la Lazio e il Posillipo. Infatti, sull’unica (ma grande) tribuna della piscina coperta troviamo ancora alcune decine di tifosi napoletani con delle inusuali bandierine rossoverdi, e manca poco che scoppi una rissa dai risvolti tragicomici perché li avevamo scambiati addirittura per “misteriosissimi” ternani in trasferta.
Piscina bellissima, con le pareti interamente vetrate o (quelle di fondo) mosaicate sullo stile dell’Antica Roma, ma proprio per questo assolutamente inadatta ad un tifo da stadio. Invece, noi siamo qua con 8 tamburi, due campanacci, fischietti a decine e trombe-spray a volontà, oltre che striscione e bandiere, per cui dire che è un inferno è dire troppo poco, dato il rimbombo di ogni più piccolo suono; molto più che in un Palazzetto dello Sport. Pensa che, da qualsiasi posto si sente distintamente anche quanto dice un giocatore in acqua, immaginati un tamburo o una tromba!… E la tribuna sta ad un metro e mezzo dal bordo piscina!…
Secondo me, si rischia la sospensione della partita per … “eccesso di casino”.
Il pubblico di casa è pressoché inesistente, sì e no un centinaio fra amici e familiari dei giocatori locali, perciò noi 350 pescaresi dominiamo a tutto spiano, nonostante quelli degli altri 5 pullman preferiscano (come da facile previsione) sistemarsi seduti, quindi distaccati da noi che, invece, restiamo rigorosamente in piedi per tutta la partita. Ed è un’altra battaglia su cui occorre lavorare molto più di quanto non pensassi, poiché anche in questo caso la consolidata abitudine, presa frequentando per anni I Fedelissimi, si sta rivelando durissima da scardinare, e molti del nostro gruppo sono tutt’ora convinti di poter tifare continuando a stare comodamente seduti; anzi, si (e ci) chiedono perché mai bisogna stare in piedi … Eppure, siamo stati tutti insieme, nelle ultime partite di campionato in Tribuna, e poi nelle due di spareggio. Mah!…
Fatto sta che in tribuna non c’è partita: stiamo giocando “in casa” e lo capisce anche la squadra Biancazzurra che, al momento di entrare in acqua per il “riscaldamento” pre-partita, non manca di scambiare con noi parole e gesti di reciproco incoraggiamento: avvertono la nostra presenza … l’avvertono eccome!… una presenza che li sta caricando al massimo. Solo che questo ambiente “arroventato” (fatto più unico che raro per la pallanuoto) sta “infiammando” anche le … Fiamme Oro, per cui si annuncia una battaglia da “ferro e fuoco” … nonostante si giochi in acqua.
Ed è esattamente quanto avviene sin dal primo minuto di gioco: i due arbitri fanno una fatica del diavolo a farsi sentire e i giocatori passano ben presto dal “gioco duro” al darsele di santa ragione senza mezzi termini, in una sorta di “boxe acquatica” che, ovviamente, finisce per incendiare ancor più il pubblico … cioè noi pescaresi. Ora anche quelli degli altri 5 pullman (notoriamente pubblico “da teatro”) si alzano, imprecano e scendono “pericolosamente” i gradoni in direzione del malcapitato arbitro lato tribuna. Poi risalgono verso i loro posti e … si “appiccicano” a più riprese con la sparuta fazione di casa che, a questo punto, inizia anch’essa a surriscaldarsi. Tanto più surriscaldati perché (come detto) sono amici e parenti dei giocatori e, ovviamente, non stanno affatto gradendo certi nostri “apprezzamenti” verso i loro cari.
Noi del Pescara Rangers? Ormai stiamo in pianta stabile a bordo piscina, o giù di lì, trattenuti a stento dai 4 disorientati carabinieri in servizio, dal signor Manzo e dai familiari dei giocatori Biancazzurri (oggi in calottina bianca). Pensa che uno di noi (di cui preferisco non fare il nome …) sta utilizzando l’asta della bandiera per darla in testa a ogni giocatore avversario sciaguratamente in transito dalle sue parti … accompagnando la botta con il classico insulto pescarese … e non credo ci sia bisogno di specificare quale.
Clima ostile, anzi intimidatorio, al massimo grado!… Del resto, siamo qua per questo, no?
Per non parlare, poi, di cosa avviene a ogni gol segnato!… Se è del Pescara, tutta la squadra (portiere compreso) esulta girandosi pugni al cielo verso di noi, proprio come farebbe qualsiasi calciatore quando va sotto la Curva dei propri ultras. Se è il gol delle FF.OO. … avviene la stessa cosa, ma con una “piccolissima” differenza nel gesto del braccio … “a manico di ombrello”. E anche in questo caso ti lascio immaginare la nostra reazione. Un addetto al servizio d’ordine si procura in fretta e furia una reticella, tipo quella per raccogliere i pesci, in questo caso da utilizzare per raccogliere tutti gli oggetti che stiamo lanciando in acqua.
Perciò, si arriva ben presto al “record” di ben quattro sospensioni della partita per lancio di oggetti e tentativi di aggressione fisica. Ci diamo una calmata solo a seguito delle implorazioni di D’Altrui (allenatore Biancazzurro) e dell’annuncio che il duo arbitrale fa diffondere tramite altoparlanti: la quinta sospensione sarà anche quella definitiva.
Purtroppo non basta. Proprio perché, come s’era già capito nel pre-partita, il nostro tifo infuocato si sta rivelando un’arma a doppio taglio sia nei confronti del Pescara sia per i romani, seppure per motivi opposti. Risultato: le FF.OO stanno giocando “la finale delle Olimpiadi”, il Pescara riesce nell’impresa di sbagliare due rigori e poi, nel quarto e ultimo tempo, si ritrova con la doppia espulsione definitiva, a causa del gioco duro. Se poi aggiungi che gli arbitri non si lasciano intimidire affatto, “forti” della minaccia di sospensione, anzi si stanno rivelando sfacciatamente casalinghi (per “reazione” al nostro casino?…), si capisce facilmente il perché del risultato finale: perdiamo per un solo, maledettissimo, gol di scarto (9-8) … con due rigori sbagliati!… e addio Serie A.
Un vero peccato, perché in questo anno magico dello Sport Pescarese, manchiamo per un pelo un favoloso “tris” di promozioni in Serie A, dopo quelle del calcio e del basket femminile (la Marty).

La Marty Pescara della 1ª promozione in A ritrovatasi nel 2021 – Il tecnico Marcello Perazzetti, il prof. Mario Bernardi, l’ing. Vittorio Pomilio, le giocatrici Luciana Perugini, Mali’ e Maria Vittoria Pomilio, Alessandra Mezzanotte, Stefania e Nicoletta Mariotti, Daniela e Fabrizia D’Ambrosio

In tribuna c’è anche l’allenatore Lonzi della Nazionale che, sollecitato a fine partita dai giornalisti pescaresi al seguito, dichiara: “Risultato bugiardo e ingiusto, ma con questa tifoseria il Pescara avrà senz’altro un futuro luminosissimo. La Serie A è solo rimandata di un anno”.
Gli fa eco Pomilio che ci raggiunge nel piazzale dove abbiamo parcheggiato i pullman e, improvvisando un piccolo discorso, ringrazia quasi commosso, anche a nome dei giocatori e di D’Altrui, per “il tifo eccezionale dei nostri Rangers” (parole testuali); e ci dà appuntamento all’anno prossimo, chiedendoci sin da ora la nostra disponibilità almeno per le partite più importanti. La Serie A non deve sfuggire assolutamente. Dopodiché mi chiama da parte e mi consegna 50.000 lire, con la preghiera di dividerle con tutti gli altri come simbolico segno di gratitudine.
Il mio rifiuto è tanto cortese quanto netto e immediato, perché:
• noi non siamo un gruppo “a pagamento”;
• noi non siamo un gruppo “in affitto” per le occasioni che contano;
• noi non siamo “i nostri” Rangers,
ed è bene che queste precisazioni siano ben chiare da subito e a tutti, onde evitare spiacevolissimi equivoci futuri.
Metà del nostro gruppo-capo è d’accordissimo con me, l’altra metà è ugualmente d’accordo, ma per l’occasione mi sollecita a non essere così rigido perché sicuramente le intenzioni di Pomilio sono ben diverse da quelle che possano sembrare.
Va bene, accettiamo. Anche perché nel frattempo la “lampadina di Archimede” si è accesa nella mia mente e la espongo subito a tutti gli altri: queste 50.000 lire capitano a proposito per farci (da soli) quello striscione nuovo che il signor Manzo ritiene superfluo e noi, al contrario, riteniamo il problema numero uno da risolvere prima di subito. Del resto, questo “bigliettone” da 50 è un segno di gratitudine verso di noi, no? Perciò, siamo liberi di farci quel che vogliamo.
Non ho neanche finito la frase: è bastato uno sguardo e l’approvazione euforica è generale.
Sul pullman, durante tutto il viaggio di ritorno, il discorso principale riguarda proprio lo striscione, per il quale è iniziata la “progettazione” ufficiale; ma, tra un disegno e l’altro, c’è posto anche per un’altra riflessione, purtroppo anche questa dai risvolti piuttosto amari:

  • Com’è che “qualcuno” di casa nostra continua a definirci “teppisti – sfaccendati – delinquenti di professione” mentre altri come Pomilio e D’Altrui (quindi non certo nostri parenti) ci coprono di elogi, ci danno un tangibile segno di riconoscenza e addirittura ci invitano per il prossimo campionato?
  • Com’è che per “qualcuno” di casa nostra facciamo tifo violento, o comunque antisportivo, e per altri, come Lonzi (men che meno nostro parente), proprio questo genere di “calore” assicurerà un grande futuro alla squadra?

Mah!… misteri irrisolti ed irrisolvibili di quella Pescara che deve ancora risolversi.

Martedì, 2 agosto 1977
Questa volta davvero nevicherà ad agosto: hanno finalmente aperto il cantiere per l’ampliamento dello stadio! A un mese dal termine del campionato! Ma sarebbe meglio dire a un mese dall’inizio del nuovo campionato. E sono subito iniziate … anzi proseguite … le cattive notizie: i lavori partono dalla Curva Sud, che pertanto sarà la prima ad essere ultimata.
La decisione è a dir poco assurda, per motivi che trovo quanto meno superfluo spiegare, ma l’impresa la giustifica con la certezza che così avremo meno disagi … Con linguaggio diplomatico, questa si chiama scusa ridicola, senza capo né coda, con linguaggio concreto e diretto questa si chiama cazzata galattica: la Curva Nord sarà l’ultimo settore ad essere ampliato, ovvero in pieno campionato, e tu mi vieni a parlare di “meno disagi”? Perché, iniziando dalla Nord quali “più disagi” avremmo avuto?
Incomprensibile. E noi siamo ovviamente di umore nero perché ora ci troviamo di fronte ad una scelta assolutamente imprevista tra due deprimenti opzioni; tra l’altro da risolvere nel giro di pochissimo tempo.
La prima. Il nostro logico e naturale trasferimento nella Nord comporterà il tifare in una Curva che, per quanto storica, calorosa e “100% pescarese”, è comunque tanto piccola quanto inadatta, e tale resterà per quasi tutto il campionato (inutile farsi illusioni sulle fantasiose date promesse). Mentre, per contro, lasceremo la nuova Curva Sud alle tifoserie avversarie, con tutti i vantaggi scenografici che ciò comporta.
La seconda è esattamente l’inverso. Accettiamo di vivere un campionato “di transizione” in Curva Sud, in modo da sfruttare l’unico beneficio che offre, ma in questo modo si verrà a creare un altro casino dell’indimenticabile “Estate 1977” a Pescara, perché già dallo scorso giugno abbiamo informato tutti i nostri seguaci e iscritti del ritorno in Curva Nord, per cui ora dovremmo comunicare il “dietrofront” a tutti prima che facciano l’abbonamento … chi potrà permetterselo; cosa per niente facile. Senza contare che, in tal modo anche le tifoserie ospiti sanno (da sempre) di dover andare in Curva Sud, e invece si ritroveranno in … Curva Nord, con tutti i seri incidenti che certamente ne conseguiranno.
Senza contare, poi, che nell’arco di pochi mesi, ci ritroveremmo sballottati in giro per tutto lo stadio: ad aprile eravamo ai Distinti, a fianco de I Fedelissimi, a maggio siamo andati a “stritticare” la Tribuna, ora dovremmo andare giocoforza in Curva Sud, e l’anno prossimo finalmente in Curva Nord … forse! Ci manca solo la Centrale Numerata, ma … non dirlo troppo forte perché qualcuno potrebbe sentire e … farsi venire un’idea!… A livello di immagine, è un disastro totale. Nemmeno nell’Eccellenza Campana succede qualcosa di simile. La contingenza lo impone, non c’è dubbio, ma di certo non depone a favore di chi, come noi, sta cercando di creare, tra milioni di difficoltà, una nuova e solida epoca del tifo a Pescara.
Non ci resta che organizzare una riunione con il signor Manzo, affinché faccia pressione in Comune, come pure presso la Ditta Michetti, per una variante di programma che, evidentemente, non è solo un nostro “capriccio”, ma ha fondatissimi motivazioni di ordine pubblico … Te l’immagini (ad esempio) i tifosi romanisti in Curva Nord, alla terza di campionato?
Niente da fare! E’ ancora muro contro muro; anzi contro entrambe le facciate del muro.
Tanto per iniziare, il signor Manzo non è per niente d’accordo perché ora scopriamo che secondo lui andare in Curva Sud è addirittura un bene, vuoi perché trova positivo avere gruppi di tifo sparsi in tutti i settori … “alla napoletana”, insomma … vuoi perché più siamo da soli e più i nostri meriti saranno solo nostri, cioè non rischieremo di doverli dividere con altri.
Mi ci sono voluti 10 minuti abbondanti per rendermi conto che ha detto davvero così e che non sta scherzando; ben sapendo che spesso si diverte a farmi arrabbiare (conoscendo il mio “calore” sull’argomento) per poi ritrovarci ovviamente d’accordo. Questa volta non è così: niente scherzi, niente bonarie provocazioni, ma è davvero convinto che … Ma come si fa ad impostare un serio discorso “ultras” se a Pescara si ragiona ancora così? Di fatto, il signor Manzo sta facendo di tutto per dar ragione a Stracca.
Dopo aver manifestato tutto il nostro malumore ed essere stati insistenti fino all’esaurimento, riusciamo a organizzare un incontro con l’impresa Michetti per oggi pomeriggio, ma si rivela un fallimento su tutto il fronte. Non solo perché in quegli uffici sono tutti alle prese con la corsa contro il tempo per ordinare e far arrivare il materiale necessario, prima che le ditte fornitrici chiudano per ferie, ma del rischio-incidenti in Curva Nord (più che rischio, direi certezza) non se ne fregano niente. Anzi, non capiscono neanche di “cosa” stiamo parlando, e tirano fuori il solito ritornello: “Ma no, a Pescara non è mai successo niente …”. Certo, a Pescara non è mai successo niente perché le tifoserie di Serie C e di Serie B si sono ben guardate dal venire a “fare gli svelti” all’Adriatico, ma ora siamo in Serie A ed è tutt’altra cosa.
Insomma, manca poco che ci ridano in faccia, come dire: e secondo voi, capovolgiamo tutto un programma di cantiere … di un’opera simile … solo per accontentare le “fantasie” di un gruppo ultras? Si capisce, così, che il signor Manzo ha aderito a questa riunione solo per farci “smontare” in diretta dai dirigenti della Michetti. Cosa peraltro prevedibile quando sei l’unico Club che si presenta ad un incontro di tale importanza. Ben altra cosa sarebbe stata se, invece, ci fossimo presentati insieme a I Fedelissimi, al CCCB e al “gruppo Ivo” ma … figurarsi!… neanche a parlarne. Neanche a iniziare di parlarne.
Benissimo! Ce ne accorgeremo fra poche settimane se le nostre sono solo “fantasie”.
Lascio da parte le tifoserie più grandi d’Italia, visto che il paragone suonerebbe quasi come una bestemmia, ma prova ad immaginare cosa sarebbe successo se la stessa situazione si fosse avuta a Bergamo, Vicenza, Pisa, Verona o Ferrara. Persino ad Ascoli … dico e ripeto: Ascoli!… hanno ampliato prima la Curva Sud (quella del SBN) e poi la Nord. E non cito il caso di Perugia (nuovo stadio) solo per non moltiplicare la nostra “piccolezza” in confronto a realtà urbane ben più piccole di noi.
Come vedi, quando dico che stiamo partendo non da zero ma da “sottozero”, non è solo una ironica battuta, ma la preoccupante realtà. Molto preoccupante.

Tessera “I Fedelissimi”

La prima tessera Pescara Rangers

Giacché ci siamo, con il signor Manzo riprendiamo anche l’importantissimo discorso sullo striscione nuovo, illustrando la nostra idea di utilizzare le 50.000 lire dateci da Pomilio. E abbiamo anche il “progetto” finale: lungo 20 metri, altezza 1,40 (la maggiore in commercio), stoffa azzurra con i due terminali bianchi e celesti (così da richiamare il “tricolore” della maglia), scritta bianca di spessore 15 cm. almeno, con le due parole “PESCARA RANGERS” separate da un simbolo. Per di più, le due parole: “Pescara” e “Rangers” sono entrambe di sette lettere, quindi la simmetria dello striscione è assicurata. Perfetto! In questo modo, avremo lo striscione più grande e la scritta più vistosa di tutto lo stadio, come deve essere ogni vero striscione “ultras” di ogni gruppo “guida” che si rispetti.
Per il simbolo, dopo attenta discussione tra noi, ci siamo orientati sul teschio posizionato “a tre quarti” perché quello frontale (tipo Ultras del Torino) ormai ce l’hanno tutti e se lo copiano tra loro a più non posso (tra l’altro, non di rado con risultati comici), mentre noi stiamo impostando tutto sull’originalità di ogni più piccolo particolare. In proposito, ci teniamo moltissimo a riconfermare, anzi a rafforzare, l’innovazione assoluta a livello nazionale: il nome della città anteposto a quello del gruppo. Per cui, “Pescara Rangers” è molto diverso dal “Rangers Pescara”. Unico caso analogo in Italia è “Atalanta Commandos”, ma Atalanta non è il nome della città … a parte le convinzioni di Caldora.
Nessuno di noi nega che siamo “matricole” del consolidato mondo ultras italiano, e che abbiamo sicuramente tutto da imparare, ma altrettanto sicuramente non siamo copioni, anzi abbiamo l’ambizione di farci copiare, cosa che (ci puoi scommettere) avverrà molto presto.
Questa nostra volontà (ma direi ferrea cocciutaggine abruzzese) nel raggiungere il nostro obiettivo, viene molto apprezzata dal signor Manzo, la cui opposizione comincia a vacillare sempre di più man mano che gli illustriamo il progetto dello striscione “più grande, più bello e più vistoso” dell’Adriatico. A queste parole, gli occhi gli si illuminano ai confini dell’eccitazione. Dunque, siamo riusciti ad abbattere il primo pezzo del “muro di Berlino”; basta solo toccare i “tasti” giusti al momento giusto.
Si giunge così all’accordo finale, quello più “paternamente” scontato: noi ci teniamo le 50.000 lire, magari da utilizzare per gli abbonamenti (Dio solo sa quanto ce n’è bisogno), e lui si occuperà sin da oggi dello striscione nuovo, recependo tutte le nostre indicazioni sul come dev’essere. L’unica eccezione è che del teschio al centro non se ne parla nemmeno, poiché “scandalizzerebbe” la città in quanto simbolo “violento”(???) e anche a forte impronta politica (essendo uno dei simboli utilizzati dal Fascismo); per cui, diverrebbe motivo di forte opposizione e di denigrazione, e questo non è certo il momento di esporsi in tal senso … “se vogliamo conservare le preziose amicizie giuste”.
Gira e rigira, si finisce sempre su questo argomento, peraltro incontestabile perché se è vero che non vogliamo farci influenzare da nessuna “amicizia” e volontà altrui, purtroppo è altrettanto vero che ora come ora, a 16-18 anni, non siamo abbastanza autonomi per poter fronteggiare e superare tutti gli ostacoli che ci si parano davanti l’uno dietro l’altro; dei quali il costo degli abbonamenti è solo quello al momento più vistoso, non certo l’unico. A pensarci bene, quanto accaduto con Pomilio e la Gis Pallanuoto può essere considerato un ottimo esempio. E’ vero che certe “situazioni” non ci sono piaciute proprio per niente, anzi ne siamo usciti a dir poco irritati, ma è altrettanto vero che grazie a quelle stesse “situazioni” abbiamo avuto la possibilità di vivere una giornata non solo splendida ma anche utilissima in prospettiva futura; una grande esperienza che altrimenti non avremmo potuto fare.
Il signor Manzo propone il simbolo della saetta (come quella dell’adesivo), da mettere al centro dello striscione. Non facciamo salti di gioia, perché al momento non ci risulta che sia stata adottata da qualche altro gruppo “ultras”, per cui l’interrogativo è quanto mai spontaneo: è una cazzata, oppure una geniale innovazione? Lo dirà il tempo, come sempre, ma intanto una certezza ce l’abbiamo già proprio con “Pescara Rangers”, altra completa innovazione del signor Manzo a livello nazionale, giacché non esistono altri gruppi con questo nome e, visto il grande apprezzamento che sta riscuotendo, possiamo essere fiduciosi anche per la saetta; ed evitiamo così altri casini quantomeno inopportuni in questo momento.
Si sappia però che la saetta, o un mazzo di fiori, o la faccia di Paperino, o la bandiera dell’America … in ogni caso non fa differenza, perché sarà comunque un simbolo provvisorio. Abbiamo deciso che “Pescara Rangers” avrà il teschio “a tre quarti” come simbolo; e prima o poi teschio sarà.
Più prima che poi.
Gabriele (“Gaby”) Orlando 
[estratto dal (mio e vostro) diario del PESCARA RANGERS] 
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