LA PAROLA SI E’ COMPIUTA – I battiti del Cuore Biancazzurro (10/a), di “Gaby”
02/07/2023
NATI IL QUATTRO LUGLIO!
04/07/2023

Domenica, 3 luglio 1977 (continua) – 
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(…) Alle 6,30 siamo già tutti radunati sotto casa, per avviarci a piedi verso la vicinissima stazione, in mezzo a palazzi con le finestre già aperte, dalle quali arrivano rumori e profumi tipici del mezzogiorno, mentre le vie sono già popolate da gruppi in partenza con le proprie auto addobbate molto più e molto meglio che per un Matrimonio: bandiere, adesivi, sciarpe, borse da pic-nic traboccanti di ogni ben di Dio, e quella gioiosa “agitazione” che caratterizza ogni partenza, ogni timore d’aver dimenticato qualcosa, ogni ansia di voler essere già arrivati; anche se il motore dell’auto è ancora spento.
Temevamo, o speravamo, di svegliare i condomini di via Genova, via Milano, via Trieste con il nostro casino, e invece sono loro che stanno svegliando noi.
Siamo comunque tra i primissimi ad arrivare in stazione dove, non senza sorpresa, troviamo già il signor Manzo, i figli Renato e Alvaro, Michele “lu cinese” e il cognato Ettore, che addirittura sono qua già da ore (quindi in piena notte). Per fortuna, hanno già provveduto a prelevare il nostro materiale (striscione, tamburi e bandiere) dal magazzino di via Trento, così da risparmiarci questo surplus di ansia, e ora (insieme ad altri del CCCB) stanno terminando di attaccare su ogni carrozza i manifestini con il numero, il nome del Club e gli immancabili slogan: “Se va, si va”, “Grazie Cadè”, “Presidente Caldora, Pescara ti ama”.
Proprio quest’ultimo slogan attira l’attenzione di tutti, perché costituisce un “evento nell’evento”. Sappiamo bene come finora i predecessori del commendatore abbiano dovuto ingoiare solo contestazioni a ripetizione, offese, assalti, insulti e costanti “inviti” a togliere immediatamente “il disturbo”; non di rado accompagnati da pesantissime minacce. E invece … non sappiamo cosa accadrà, prima che questo meraviglioso sole tramonti, ma Caldora ha già raccolto la sua personale promozione, essendo il primo presidente della Storia Biancazzurra cui viene dedicato uno striscione “positivo”; anzi, di vero affetto.
Evento assolutamente storico, per una “piazza” come la nostra, che ha sempre guardato con “occhi storti” qualsiasi presidente chiamato a Onorare la Bandiera Biancazzurra per quel che merita; non un grammo di meno.
Sembra però che il “thriller ansiogeno” di queste ultime 48 ore non sia ancora terminato … neanche oggi! Confermandoci con spietata crudezza che davvero al peggio non c’è mai fine. In poche parole, accade ciò che, purtroppo, dovevamo aspettarci, e forse proprio per questo l’ira furente di tutto il “clan Manzo” riesce a stare ancora entro i limiti: quelli del Compartimento FF.SS. di Ancona, i nostri “carissimi e fraterni amici marchiGGiani”, ci hanno fatto trovare i tre treni composti in gran parte da quelle vecchie carrozze che, fino a non molti anni fa, erano utilizzate come “terza classe” (oggi soppressa), quindi non solo con sedili in legno (senza imbottitura), ma soprattutto con soli 72 posti a sedere invece dei normali 96, e senza seggiolini di riserva nei corridoi. Siccome le prenotazioni sono state 96 per carrozza, alle quali (come sappiamo) si sono aggiunte poi una ventina di posti-corridoio, il quadro che ci troviamo di fronte è tenebrosamente chiaro.
Eccoci dunque servito l’ultimo vero e proprio sfregio, molto più morale che materiale, l’ultimo disperato tentativo per rovinarci la Festa in tutte le maniere possibili a disposizione, da parte di chi la Festa potrà solo invidiarla agli altri; vita natural durante.
Ma intendiamoci bene: non è colpa loro. È solamente colpa nostra che, davanti a una serie ormai decennale di sfregi a catena siamo rimasti solo a guardare. E se resti a guardare, di fatto li autorizzi a continuare come e più di prima; cosa che infatti si verifica puntualmente.
Passi per i sedili di legno; non saranno certo questi a rovinarci la giornata, Ma 24 posti in meno per ogni carrozza fanno un totale di 1.656 persone!… Dico e ripeto: mille-seicento-cinquanta-sei incolpevoli vittime, rimaste senza posto a sedere pur avendolo pagato come tutti gli altri con soldi che, tra l’altro, vanno a costituire parte dello stipendio percepito da “lor signori” dirigenti FF.SS.
Adesso, chi glielo dice a queste persone che dovranno arrangiarsi alla bell’e meglio? Chi glielo dice che anche per stare in corridoio avranno serie difficoltà perché quello della “terza classe” è talmente stretto che non ci stanno neanche due persone affiancate?
Naturalmente, le proteste del signor manzo, ma anche del CCCB, sono veementi; e davvero non se ne sentiva il bisogno, dopo la giornata di ieri, ma da Ancona continuano a sbeffeggiarci dicendoci che il terzo treno era da annullare, che siamo stati noi ad insistere, che le carrozze “civili” servono domattina per i treni “Locali” dei pendolari, e che quindi … tanto peggio per noi. In poche parole, stanno anche meschinamente tentando di farci passare dalla parte del torto!… Siamo al colmo dei colmi, al di là di ogni limite immaginabile.
No-no-no! Io mi rifiuto di credere che queste cose possano realmente accadere. Questo è un vero incubo. Non c’è altra spiegazione: è un incubo.
Adesso quale Esercito dobbiamo chiamare per metterci al riparo dalle imminenti conseguenze?
Sì, perché nel frattempo, come ampiamente prevedibile, un po’ tutti i tifosi in partenza si sono accorti di quanto accade, per cui il nervosismo cresce alla velocità della luce e in pochi minuti si passa dalle inutili parole ai ben più produttivi fatti, con l’intento di assaltare gli uffici della stazione. I quali dirigenti di Pescara Centrale stanno tutti dalla nostra parte, e ci mancherebbe altro, ma ora hanno il “torto” di indossare una divisa FF.SS., quindi di rappresentare l’Azienda al momento più nemica di Pescara; per cui, rischiano molto seriamente di pagare per tutti i loro “gentilissimi” e altolocati colleghi “d’oltre-Tronto”.
Il primo istinto è quello di bloccare la stazione, e quindi l’intero traffico ferroviario dell’Adriatica, tant’è vero che, preso da un giustificatissimo “raptus” di rabbia, il signor Manzo s’impossessa del microfono-annunci e diffonde il seguente messaggio: “Con questo stato di fatto, non partirà nessuno dei tre treni, né ora né più tardi”. E noi saremmo anche d’accordo, ma poi (fortunatamente) prevale un senso di realismo assolutamente incredibile in questo stato emotivo, dove la ragione è andata a farsi benedire già da un pezzo. In questo momento c’è una sola cosa che conta davvero, ed ha perciò priorità assoluta: andare a Bologna! Non importa “come”, importa solo andarci; a costo di viaggiare accalcati l’uno sull’altro, sedendo in tre dove ci sono due posti o stare in piedi anche nei “soffietti” di passaggio da una carrozza all’altra.
Beh … peccato, però! Perché la “demolizione anticipata” della stazione, tramite sommossa popolare, non mi sembrava una cattiva idea!… Ora come ora, sarebbe l’unica maniera per accelerare i lavori della nuova stazione e sperare di vederla finita prima di lasciare questo mondo; speranza che metà popolazione pescarese ha già definitivamente perso.
Quanto ai nostri “carissimi amici” di Ancona, la questione non finisce qui; anzi, è appena iniziata. Ora non abbiamo abbastanza tempo, ma se ne riparla senz’altro nei prossimi giorni e, conoscendo il signor Manzo, tutti possono star certi che se ne vedranno delle belle. Senza contare che già oggi passeremo “in Ancona” con i nostri treni, dove la sosta è obbligatoria e … guarda caso!… la palazzina degli uffici dirigenziali sta proprio sul marciapiede del binario uno, lato sud, per cui … mi sa che fra un paio d’ore ci divertiremo … Noi!… Loro molto, ma molto, meno.
Ora occorre mettere in campo tutte le nostre forze, e la nostra Santa Pazienza, per caricare il materiale sul treno, convincere i possessori di biglietti a salire su e, non di meno, convincere a scendere quelli senza biglietto che, per la cronaca, sono molti di più delle precedenti occasioni. Anche in questo caso, il servizio d’ordine predisposto dal signor Manzo (quelli della Marina Sud e della “Ricciotta”, per intenderci) deve ricorrere alle maniere forti, ottenendo come sempre risultati puntuali, veloci e totali.
Perciò, con queste “dolci” premesse … tanto per iniziare nel migliore dei modi la giornata, è un vero Miracolo Divino se riusciamo a partire con solo mezz’ora di ritardo. Un ritardo che, sono pronto a scommetterci tutto quello che ti pare, le FF.SS. ci faranno pagare a carissimo prezzo, fermandoci per strada come e più di un carro merci (quale in realtà ci considerano), per dare la precedenza a qualsiasi cosa semovente si trovi a passare, foss’anche lo “scangascione a carbone” in servizio sui binari morti di Marotta-Mondolfo. Stai a vedere …
Un ritardo leggermente più ridotto si trascinano dietro anche le due “Frecce” del CCCB, quindi sono le 9,22 quando il terzo convoglio verso Bologna lascia la stazione. Tre impressionanti “serpentoni” che non hanno più niente del loro grigio iniziale, perché il Biancazzurro delle bandiere, delle sciarpe, degli striscioni, dei … fazzoletti, copre ogni centimetro quadrato; dal primo all’ultimo finestrino. Ed è un Biancazzurro che “parla” … con la voce delle urla e dei canti estasiati, del “Si va!”… dei petardi, dei tamburi, dei piatti, delle trombe, trombette e i prolungati fischi del locomotore, ovviamente per mano di macchinisti 100% pescaresi (avrei proprio voluto vederlo un macchinista marchigiano, magari anconetano, in questa occasione …). È tutto un riecheggiare tra i palazzi di viale Bovio e di viale Kennedy, della Nazionale Adriatica Nord e persino della Riviera.
Tre impressionanti “serpentoni”, l’uno dietro l’altro, che nell’arco di 90 minuti trasportano Pescara su un altro pianeta; esattamente come ha detto Piloni, che pure è molto più obiettivo di noi, davanti a questi eventi.
Sto cercando di immaginare i minuti immediatamente successivi al frastuono generato dalla partenza e dal passaggio dei tre treni: su Pescara dev’essere sceso una improvvisa “quiete dopo la tempesta”, proprio come nei film, lasciando stralunati i pochi residenti rimasti a casa; ovvero costretti a rimanere.
Del resto, è risaputo che … “Pescara è nu film” … quindi, di che ti meravigli?
Quello che, poi, sta avvenendo lungo l’autostrada A14 è qualcosa di inarrivabile anche alla mente più fantasiosa di questo mondo. Già dalle prime ore di stamattina avevamo notizia di un ingorgo gigante in ognuno dei quattro caselli pescaresi, ma mentre a Francavilla, Dragonara e Villanova pare siano riusciti a districare la matassa, a Città Sant’Angelo siamo tuttora alla paralisi totale, tant’è vero che la Stradale sta indirizzando il flusso verso l’ingresso di “Atri-Pineto”.
Le avanguardie sono segnalate già nei pressi di Porto d’Ascoli, alla testa di 60 km colorati interamente di Biancazzurro, e allora sarebbe davvero divertente sentire i commenti dei normali automobilisti in transito, moltissimi dei quali si staranno senz’altro chiedendo cosa succede e chi siano costoro. Abbiamo comunque una certezza: se anche la metà di queste auto in entrata fosse il traffico abituale, la Società Autostrade non avrebbe il benché minimo problema economico. Idem gli Autogrill e i benzinai.
Pensa, a Pescara oggi è in programma l’annuale e bellissima esibizione di paracadutisti sul mare, tutta da ammirare stando comodamente sotto l’ombrellone, o sulla battigia, o mentre si fa il bagno, o magari dai tavolini dello stabilimento; non per niente, il successo registrato negli anni passati è stato enorme. Invece, nessuno ha avuto il buon senso di rinviare lo spettacolo di quest’anno, e ora si va incontro ad un tristissimo e imbarazzante flop che, oltre tutto, potrebbe compromettere anche la prosecuzione per i prossimi anni.
Intanto, i tre treni sono già in territorio marchigiano, dove in più punti la linea ferrata corre fianco a fianco proprio con l’autostrada, ti lascio perciò immaginare le scene di questo procedere parallelo: chi ci guarda dall’esterno ha davvero l’idea di un esodo biblico in piena regola, ovvero di un intero popolo in cammino. Solo che il popolo guidato da Mosè aveva musi lunghi fino a terra e uno stato d’animo poco più che funereo, mentre noi siamo il popolo in movimento più gioioso che la crosta terrestre abbia mai ospitato.
Adesso abbiamo il problema di inventarci qualcosa per far passare al meglio possibile le troppe ore di viaggio. I “salotti” improvvisati imperversano in ogni carrozza, con argomenti “di fuoco” che sono quanto di meglio possa esserci per tenerci “carichi a mille … o a molla”. Ma il clou arriva quando cominciano a comparire i vari giornali acquistati prima di partire; cioè la “provocazione stampata” per antonomasia, nel bene e (ben più spesso) nel male..
Il Messaggero ci colloca addirittura in prima pagina nazionale con un titolo in grassetto che occupa quasi un quarto dell’intero spazio: “Il Pescara a Bologna con 30.000 al seguito”. Un dato numerico che sta facendo sensazione a livello … mondiale, se solo si pensa che persino quotidiani francesi, inglesi, tedeschi, statunitensi, canadesi, venezuelani e argentini (per via degli emigrati) si sono interessati all’evento. Ma tutti i giornali italiani, sportivi e non (Corriere della Sera, La Stampa, il Giornale, eccetera) mettono in rilievo come questo esodo non abbia precedenti, in rapporto alla popolazione, e come sia molto difficile che venga superato in futuro; scritto da redazioni che tutto sono tranne che “filo-pescaresi”; anzi!… E proprio il Corriere della Sera sottolinea: “Solo i pescaresi potranno fare meglio dei pescaresi”.
Il Corriere della Sera!… Quello che non so nemmeno se abbia un corrispondente (unico) per tutto l’Abruzzo, quello che fino a qualche mese fa … Pescara-Pesaro-le Marche-la targa PS – le Puglie-li pecu’r-li zinch’r-li pisciarul’-li rrustell … ma ora anch’essi ammaliati da un evento storico davanti al quale puoi e devi solo toglierti il cappello. Un evento storico … proprio nel senso di libri di storia … che sta “civilizzando” mezza Italia.
Dimmi la verità, confessa: ti si stanno inumidendo gli occhi, vero?
A livello regionale, lo stesso Messaggero titola: “Tutta Pescara a Bologna per la promozione”, e poi specifica: “Trentamila tifosi al seguito, con un totale di 69 carrozze nei tre treni speciali e 120 pullman “ufficiali”. Impossibile da quantificare le auto private (data la comodità del viaggio), i pullman non ufficiali e i tifosi biancazzurri che giungeranno a Bologna da tutto il Nord. Il caldo è soffocante, il mare è una tavola azzurra che più invitante non si può, il risultato della partita praticamente scontato … dunque, ce ne sarebbe abbastanza per scoraggiare più di qualcuno. E invece avviene l’esatto contrario: a Bologna vanno molti più pescaresi e abruzzesi di quanti ne siano andati a Terni, non solo per la maggior disponibilità di biglietti, ma soprattutto perché nessuno si perderebbe uno spettacolo ed un’emozione destinati a restare unici nella vita di ognuno”.
Dopodiché, i nostri amici della redazione pescarese ci ricordano che arbitra Gonella, che è stato respinto il reclamo d’urgenza per la squalifica di Motta, e che stasera tutti i pescaresi rimasti a casa (meschini!… ) potranno comunque “immaginare” lo spettacolo vedendone una sintesi in televisione che, per l’occasione, sarà trasmessa addirittura a colori … tanto per far capire quale livello di considerazione abbiamo raggiunto anche presso la Rai; appuntamento alle ore 20,00 in punto, su Rai2.
Tutti noialtri. “in cammino verso la Terra Promessa”, avremo invece sempre la nostra TVA, che domani pomeriggio (e per innumerevoli repliche a seguire) ci farà rivivere “il sogno” di una vita, ricordandoci per l’ennesima volta che non trattasi più di un sogno, ma di pura realtà. E farà bene a ricordarcelo giorno dopo giorno, perché ho l’impressione che noi stessi, per molto tempo ancora, faremo molta fatica a crederci.
Il Tempo scrive sulla stessa falsariga, anch’esso dedicando quasi l’intera edizione regionale all’esodo; le altre notizie di cronaca sono letteralmente scomparse, sopraffate e spazzate via dall’unico argomento esistente al momento. Per cui, diventa decisamente più “succoso” andarci a leggere cosa scrive il nostro caro Corriere dello Sport, dalle cui finestre di Piazza Indipendenza fino all’altro ieri sventolava la bandiera rossoblù con i quattro mori, ora prontamente rimossa e sostituita da quella Biancazzurra con tanto di delfino che evita ogni possibile e blasfema “confusione laziale”. E quindi … questo è il momento del Pescara? Bene, allora “Evviva Pescara”!… e tutti di corsa per salire in tempo utile sul carro pescarese.
Per rendersene conto non è necessario neanche sfogliare il quotidiano, perché il titolo cubitale in prima pagina è già tutto dire: “Mazzola, notte d’addio – Pescara, alba di Serie A” (Sandro Mazzola gioca la sua ultima partita proprio oggi a Roma, nella finale di Coppa Italia con il Milan).
E quindi, non sapremo mai se queste ulteriori “dolcezze” regalateci da Ezio De Cesari sono sua reale convinzione (come sembra aver dimostrato dopo Terni) oppure se trattasi di marketing allo stato puro. Fatto sta che è proprio lui a firmare la “sicura Serie A” del Pescara (… mi scuserai, ma preferisco grattarmi energicamente …) e a spiegarcene anche il perché:

  • la solidità morale della squadra Biancazzurra è nettamente superiore a quella della stessa Atalanta e di tutte le altre di Serie B;
  • può contare su un pubblico che in questo momento davvero non ha eguali in Italia. A Terni sembrava che i sardi nemmeno ci fossero, figurarsi cosa sarà oggi il Comunale di Bologna!… Gli atalantini farebbero bene a preferire una piacevole gita ai laghi, piuttosto che avventurarsi lungo un’affollata e assolata autostrada … Biancazzurra;
  • l’Atalanta è alla 40a partita di campionato, più quelle di Coppa Italia, con una condizione psicofisica vistosamente “alla frutta”.

L’ha scritto Ezio De Cesari!… non mio nonno. E nemmeno Zazzà.
Al contrario del buon Ezio, e (persino!… ) del Corriere della Sera, c’è ancora qualcuno che non vuole arrendersi all’evidenza. È il caso della Gazzetta dello Sport, quotidiano al quale evidentemente non interessa granché conquistare lettori sulla piazza abruzzese e, anzi, al sol pensiero di un Pescara in Serie A sta avendo un attacco di orticaria acuta, prossima a trasformarsi in “ballo di San Vito”; per cui, continua tranquillamente (e giustamente) a scrivere ciò che pensa. E così, una volta “messa a posto” la promozione dell’Atalanta, da qualche giorno le pagine “rosa” sulla Serie B si stanno dedicando anima e corpo alla consolazione dell’inconsolabile Cagliari, povera e sventurata orfana di Gigi Riva, dando ampio rilievo all’esito delle ormai arcinote partite “storiche” che, come l’odierna Pescara-Atalanta, avevano il risultato scontato in partenza. E allora, “vai!” con pagine intere che ci “ricordano”
– Mantova-Inter (1-0) del 1967;
– Atalanta-Catanzaro (1-0, anch’esso spareggio a Bologna) del 1971;
– Atalanta-Lanerossi Vicenza (0-1) del 1973;
– Verona-Milan (5-3) anch’essa del 1973;
e altre cassandre del genere, richiamate così tante volte in queste ultime settimane da “aver fatto la puzza”.
Abbiamo capitooooooo!
Abbiamo capito soprattutto che non vedete l’ora di aggiungere anche l’odierna Pescara-Atalanta a questa “lista nera” poiché, considerando che l’Atalanta ha già vinto entrambi gli spareggi disputati a Bologna nel 1971 (appunto, con Catanzaro e Bari), non si può sfuggire al detto secondo cui: “Non c’è due senza tre”. Bene, però anche noi a Pescara abbiamo un detto quanto mai chiaro: “Nin ti li puzz’arcurdà!” … e sono convinto che non occorre la traduzione, vero?

Il mini esodo atalantino ha invece l’unico scopo di festeggiare la squadra che, come si sa, non è tornata a Bergamo dopo la vittoria di Genova. Sappiamo così che da “Berghem de hura e Berghem de hota” partono 35 pullman organizzati dai Club “Amici dell’Atalanta” (il loro Centro Coordinamento), tutti concentrati nel piazzale della S.A.B. (non chiedermi cos’è, perché non lo so) dove si ritrovano anche tutte le auto private, in modo da formare un’unica carovana verso Bologna. C’è poi un appello alla non violenza che il cronista spiega come segue: “E’ vero che a Pescara si sono avuti diversi episodi riprovevoli ai danni dei bergamaschi, ma questa è occasione per dare lezione di comportamento proprio agli autori di quegli episodi”.
Agli amici bergamaschi vorrei far notare che gli episodi riprovevoli di Pescara sono né più né meno la conseguenza di quanto da noi ricevuto a Bergamo, per l’occasione rivelatasi senz’altro la città calcisticamente più inospitale (e uso uno sfacciato eufemismo) tra quelle visitate al Nord, nonostante non vi fosse alcun precedente. Un trattamento ben peggiore e grave se si considera che è stato unicamente di ordine morale, visto che questa “brava gente” si è ben guardata dal proporsi per un confronto fisico; evidentemente perché non è così stupida come sembra.
Il Resto del Carlino (di Bologna) dapprima esprime tutto il suo stupore per un esodo che dalle loro parti non s’è visto neanche in occasione di partite-Scudetto con le squadre metropolitane, e poi si sofferma a sottolineare l’aspetto socio-politico dell’evento: “Superate tutte le barriere politiche: dopo la rivoluzione di soli sette anni fa, pescaresi e aquilani sotto la stessa bandiera, quella biancazzurra” (riferendosi alla Rivolta per Pescara Capoluogo del 1970). Infine, esprime un parere che, in quanto fondato sulla più spietata aritmetica, non ammette alcuna obiezione: “Il Pescara merita ampiamente la Serie A, perché ha il migliore attacco del campionato e ha incassato complessivamente 1 miliardo e 300 milioni di lire, record assoluto per la Serie B di tutti i tempi”.
Capito, cosa scrivono a Bologna? Non a Bolognano … e neanche a Piano d’Orta … a Bologna!
Come volevasi dimostrare, sulla base delle precedenti esperienze, le FF.SS. ci stanno trattando di nuovo alla stregua di un treno “Locale”: non dico che ci stanno fermando a ogni stazione, ma quasi … Senza contare, poi, che i 2-3 minuti di una sosta diventano puntualmente 10 perché i soliti cretini scendono dal treno (anche in aperta campagna) e lanciano oggetti d’ogni genere dai finestrini, specie durante il transito nelle stazioni. In proposito, e solo per Carità di Dio, ti risparmio cos’è appena accaduto durante il transito rallentato a San Benedetto del Tronto, o alla famigerata e attesissima sosta “in Ancona”, o l’altro transito rallentato a Rimini … Affari d’oro in vista per vetrai, fabbri e falegnami che, a questo punto, avrebbero anche il dovere professionale di … sponsorizzarci ogni trasferta!… Sarebbe il minimo.
Scherzi a parte, ma c’è davvero ben poco da scherzare, invece di recuperare almeno una parte del ritardo iniziale, lo stiamo più che raddoppiando, mettendo fortemente in forse il previsto arrivo con il necessario anticipo; giungere allo stadio dopo l’apertura dei cancelli significa non trovare più i posti che abbiamo “pianificato” e doversi arrangiare alla bell’e meglio, come Terni ha già dimostrato. E quindi, il nervosismo crescente trova sfogo in un atto che per poco non rovina definitivamente l’intera giornata a noi e ai due treni successivi. In occasione di un’incomprensibile sosta a Forlimpopoli, il capotreno scende (come previsto in questi casi) e poi ritarda la ripartenza rifiutandosi di darci spiegazioni. Anche perché, si sta a sua volta innervosendo oltre ogni limite. Siccome il “capriccio” viene subito scambiato per vero e proprio dispetto nei nostri confronti, scatta l’aggressione, che da verbale diventa fisica nel giro di cinque secondi e, se non fosse per il signor Manzo e la sua parentela in servizio d’ordine, t’assicuro che a quest’ora saremmo ancora tutti là, alle prese con Polizia e Carabinieri.
Sarà un caso, il solito “caso”, ma dopo il parapiglia, ‘mbò di pritat’, ddu schiaffatun’e quattr zampat’, si riparte immediatamente … chissà come mai!
Manca poco tempo all’arrivo … o almeno si spera … e quindi cerchiamo nuovamente di inventarci qualcosa per farlo trascorrere il più veloce possibile. Punto focale dell’intero treno è sin dalla partenza la nostra carrozza (numero 4), in assoluto la più movimentata e “pazza”, al punto che arrivano da tutti gli altri per unirsi alle nostre discussioni serie o ai teatrini che improvvisiamo e che, una volta tanto, ci fanno scompisciare dalle risate, distraendoci dall’indicibile tensione, almeno per qualche minuto. Dalle “riprese” con cui simuliamo un film porno alla “cover” del concerto di Silvester … c’è di tutto, per lo sconcerto di capo-treno e controllori, che non sanno più cosa pensare, e si chiedono dove sono capitati.
Fatto sta che il resto del viaggio vola: sembrano dieci minuti, e invece è passata poco meno di un’ora. L’ingresso in città e lo stridio dei freni annunciano “fine della corsa” alle 12,45 circa; perciò, abbiamo incredibilmente recuperato parte del ritardo. In un baleno si aprono tutte le porte del treno, riversando un fiume umano dapprima sul marciapiede del 3° binario e poi un po’ in tutta la stazione.

3 luglio 1977: l’arrivo alla Stazione di Bologna

È la prima volta che metto piede a Bologna (come del resto gran parte di noi), perciò è naturale che il primo istinto sia quello di abbracciare con lo sguardo ogni più remoto angolo della città, a cominciare dalla stazione che, per la verità, mi sarei aspettato molto più grande e imponente. Il desiderio inconscio di ognuno è quello di cercare un immediato ambientamento, e quindi una simbiosi con la città che da oggi in poi assumerà un valore e un significato del tutto straordinari per ogni pescarese e abruzzese baciato dall’impagabile fortuna di avere il Cuore BiancAzzurro.
Cuore BiancAzzurro … hai notato la sequenza delle iniziali? C-B-A … proprio come la nostra fantascientifica scalata di questi ultimi 5 anni: quelli del dopo-Trani … quando ci dissero che “a Pescara il calcio è finito”.
Sì, lo so che l’ho già detto e scritto decine di volte, ma … ho appena iniziato! Vi martellerò in eterno, a voi luridi gufi di quel pomeriggio; rassegnatevi e … “abbozzate” fino a disintegrarvi.
C’è un clima di festa in ogni angolo della stazione e, in un primo momento, non si riesce a capirne il motivo, ma la spiegazione arriva subito.
Essendo la classica domenica di luglio, per di più in piena ora di pranzo, pensavamo di trovare la classica Bologna estiva: città quasi “lunare”, tutti al mare sulle Riviere romagnole, traffico inesistente, semafori lampeggianti di giallo, pedoni che si contano sulle dita di una sola mano e strade con l’asfalto talmente arroventato da poterci cuocere su una bistecca. Fino a ieri … e probabilmente da domani in poi. Ma oggi è tutt’altra cosa. Oggi tanto gli atri della stazione quanto il suo piazzale esterno sono gremiti come piazza Salotto durante i recenti comizi politici: pescaresi da tutte le parti! Pescaresi giunti prima di noi con i treni di linea o le proprie auto, centinaia di bandiere Biancazzurre che sventolano festosamente, come quando arriva sul palco il Papa in una visita pastorale all’estero. Mentre sul viale che passa davanti alla stazione (e che conduce anche allo stadio) è un continuo strombazzare di auto con bandieroni Biancazzurre al vento; di fatto, un vero e proprio carosello che si snoda anche per tutte le vie adiacenti (specie quelle provenienti dal centro) e sembra interminabile.
Ma dove siamo?
Ditemi: in quale “mondo” siamo atterrati?
Questa non è un’emozione. Questa è commozione pura.
Gli Ultras bolognesi che hanno viaggiato con noi restano imbambolati, esattamente come accaduto ai ternani otto giorni fa. Sono del tutto frastornati pur essendo nella loro città che, molto probabilmente, in questo momento fanno fatica a riconoscere, per via di questo Biancazzurro e questo dialetto sparsi dappertutto. A tutti loro resta solo una estasiata incredulità e la più simpatica delle ammirazioni nei nostri confronti, ben felici di averci “ceduto” per un giorno la loro città. Siamo protagonisti di un’altissima “immagine abruzzese”, della quale dobbiamo solo essere orgogliosi.
Dio mio, che cosa siamo capaci di fare!… Ma quali napoletani!?… Ma quali juventini a Belgrado!?… Ma quali inglesi!?… Venite a vedere “chi” siamo noi e “cosa” stiamo facendo oggi. Venite a vedere con i vostri occhi e a sentire con le vostre orecchie.
Fuori la stazione, in mezzo al caos più totale e festoso che tu possa immaginare, ci sono anche tanti tifosi di casa, in parte altri Ultras venuti ad aspettarci e in parte tifosi più datati (quindi “d.o.c.”) arrivati con l’immancabile bicicletta che, a quanto pare, non è sufficiente per far “scendere” almeno un po’ della loro panza, praticamente d’obbligo in una città dove, è risaputo, si mangia benissimo.
Intanto, proprio il ricongiungimento degli Ultras bolognesi forma di fatto il gruppo-capo della Curva Andrea Costa, e si vede! Il più giovane ha 22 anni (praticamente il ragazzino del gruppo) e il più …. snello peserà minimo 95 chili. Simpatici al massimo, non c’è dubbio, ma ho l’impressione (sempre più netta, col passare del tempo) che la loro lucidità mentale non sia al massimo grado, vuoi per eccessiva affezione all’alcol, vuoi per … qualcos’altro; insomma, si rivela quanto mai complicato riuscire ad intavolare un discorso sensato che duri più di due minuti. Non importa, la compagnia è ottima e dopo neanche mezz’ora dal nostro arrivo, siamo già sfiancati dalle risate.
Intanto ci confermano loro stessi che gli atalantini giungeranno solo in pullman e auto private, avendo saggiamente deciso di evitare i treni di linea per ovvi motivi; per cui, inutile “aspettare” chi non arriverà mai. E ci ribadiscono anche la grossa seccatura per aver dovuto cedere la loro Curva agli odiati bergamaschi, non mancando di rimproverarci ancora una volta per questa grave superficialità, facendoci notare con non poca ironia (secondo me a ragione) che un vero gruppo ultras non va mai ai Distinti, ma sempre e solo in Curva. Parole sante, ovviamente: sfondano una porta aperta, ma vallo a spiegare a “certa” gente di casa nostra.
In ogni caso, la scarsissima simpatia che abbiamo in comune verso i bergamaschi genera quasi subito un’idea: aspettiamoli insieme, al loro arrivo sotto la “Costa”, e assaltiamoli senza pietà. È un’occasione più unica che rara, perché tanto noi quanto loro oggi siamo al completo, e quindi neanche l’imponente servizio d’ordine potrebbe fare niente; li facciamo neri una volta per tutte.
In un certo senso è vero, e se solo ripensiamo alla trasferta di Bergamo in campionato … non ci sarebbe da esitare neanche un minuto. Però oggi è giornata di festa a tutti gli effetti e non intendiamo complicarla, o addirittura rovinarla, a causa di vecchie pendenze; perciò, seppure a malincuore(!!!), rifiutiamo l’idea. E poi (cosa che i bolognesi non possono capire fino in fondo), l’Atalanta ci ha fatto un favore semplicemente impagabile, battendo il Cagliari mercoledì. Senza quella loro vittoria, la partita di oggi sarebbe ad un tale livello di “incandescenza” cui è meglio non pensare. Dunque, inutile negarlo: Atalanta e atalantini non ci stanno più in culo come fino ad una settimana fa.
Ora. atalantini a parte, si tratta di decidere cosa fare.
La prima idea sarebbe quella di aspettare l’arrivo degli altri due treni, così da creare un unico corteo memorabile che coprirebbe l’intero tragitto stazione-stadio (circa 3 km e mezzo); cosa che, puoi giurarci, diventerebbe la copertina di Rai Sport per chissà quanti decenni a venire. Ma le notizie provenienti dagli uffici di stazione non sono affatto rassicuranti: il ritardo delle due “Frecce” è prossimo ai 60 minuti, per cui diventerebbe un’impresa starsene qui ad aspettare tutto questo tempo. Dopo averne discusso un po’, decidiamo di avviarci verso lo stadio, facendoci vincere dall’impazienza. In verità, il Comune di Bologna ci ha fatto trovare un gran numero di bus urbani proprio davanti la stazione, ma si rivelano del tutto insufficienti, per cui non prendiamo neanche in considerazione l’ipotesi di andare a pigiarci là dentro come in un barattolo di marmellata, per di più con questo caldo, insopportabile anche in una zona ventilata … che nella Bologna estiva non esiste.
In settimana mi sono studiato la pianta di Bologna per vedere la via più breve verso lo stadio e la faccio presente, ma gli Ultras bolognesi (ormai auto-eletti nostri ciceroni) la sconsigliano perché troppo stretta e tortuosa, preferendo invece i ben più comodi viali Pietramellara e Silvani alla destra della stazione. Uno di loro, vistosamente tra i …. meno lucidi mentali, fa presente che da questa parte ci avviamo a percorrere quasi 6 km. procurandoci un “attimo di sincera titubanza” sull’opportunità di ignorare i bus urbani, ma poi per fortuna arriva subito la smentita: è ovvio che a forza di bere si finisca per vederci doppio … e anche per pensare doppio.
Mezz’ora di cammino, che normalmente sarebbe improponibile in queste condizioni, oggi passano con una velocità e “freschezza atletica” impressionante, tra chi si diverte a crepapelle in ogni modo possibile (battute, scherzi, bottiglie …) e chi intavola discorsi “seri” (laddove possibile!.. ) sulle tifoserie di Serie A, di cui i bolognesi mostrano un’ampia e approfondita conoscenza. Del resto, grazie alla felice posizione geografica della città, qui vengono praticamente tutti (e in gran numero), mentre i bolognesi sono a loro volta di molto facilitati nel potersi fare gran parte delle trasferte.
E così, almeno per oggi, anche Bologna ha un “fiume Biancazzurro” che scorre, canta e suona alla destra del suo centro storico. Non cercarlo sulle cartine geografiche, perché non c’è e non c’è mai stato, eppure tutti gli abitanti della città lo conoscono, lo hanno visto e lo ricorderanno a distanza di decenni. Chiedi, e ascolta cosa ti rispondono.

Sfilata dalla stazione allo stadio: Manzo con il megafono e Michele “lu cines” Pulcinella biancazzurro

Tempo 5 minuti e veniamo raggiunti sia da innumerevoli auto private, stracariche e strombazzanti come e più di quanto visto a Pescara, sia dai bus urbani, che comunque in molti hanno voluto prendere e ora … dovresti sentire gli improperi e le bestemmie che provengono dai finestrini aperti. Scene tali da ricordare molto da vicino quei treni pendolari delle ferrovie indiane, che ogni tanto si vedono nei film. Mentre altri caroselli “Biancazzurri” vengo segnalati lungo l’intero anello dei viali di circonvallazione e all’interno del centro storico, per il sincero divertimento della popolazione bolognese.
Per la verità, esiste anche una parte (molto) minoritaria che sembra non gradire moltissimo queste “intemperanze” sonore, magari perché alle due di pomeriggio (e con 40 gradi all’ombra) più d’uno desidererebbe riposare. Soprattutto, c’è ancora il vivissimo ricordo dell’altro (e ormai famoso) spareggio Atalanta-Bari (20 giugno 1971), trasformato dagli oltre diecimila tifosi baresi e seimila atalantini in un vero show di inciviltà. Prima della partita fu messa a soqquadro la città senza alcun motivo, costringendo i bar a chiudere in fretta e furia e i bolognesi a rintanarsi in casa, poi tafferugli a non finire tra le due opposte fazioni lungo le strade e le piazze nel percorso verso lo stadio; poi, i noti e ripetuti incidenti sugli spalti che portarono allo 0-2 a tavolino per l’Atalanta, e infine la guerriglia urbana tra i baresi delusi e gli atalantini festanti, protrattasi fino a tarda sera.
Ora, è comprensibile che non pochi bolognesi temano fortemente il ripetersi di fatti analoghi, a maggior ragione perché ci sono ancora di mezzo gli atalantini (da tutti conosciuti come i “terroni del Nord”) e i “meridionali” quali siamo considerati anche noi a tutti gli effetti. Ma anche gli irriducibili diffidenti si vedono costretti a cambiare idea nel breve volgere di qualche minuto, giusto il tempo materiale per rendersi conto che noi abruzzesi siamo di tutt’altra “pasta” (non per niente la … De Cecco domina in tutto il mondo), e anche il solo paragonarci “da lontano” ai baresi equivale ad una vera bestemmia che nemmeno padre Pio potrebbe assolvere (anzi, lui sarebbe il primo a sentenziare: “Vade retro!”). La controprova l’abbiamo quando passiamo davanti ad un bar particolarmente affollato, avente tutta l’aria di essere il ritrovo sportivo di quartiere, e dal quale esce un signore (peraltro non giovanissimo) che sventola gioiosamente una piccola bandiera Biancazzurra, magari lasciata poco prima da un pescarese di passaggio in ricordo di una giornata specialissima.

Sono quasi le 14,30 quando arriviamo allo stadio e abbiamo un’altra “botta emotiva”, perché eravamo certi di essere tra i primi ad arrivare, e quindi di trovare la zona semideserta, invece l’ampissimo piazzale davanti ai Distinti è già quasi del tutto pieno di pescaresi giunti, per tempo con auto private e pullman. Si ripetono così le scene “di incontro” già viste alla stazione, anzi più emozionanti proprio perché ora siamo “sul posto”. Sono momenti che ti tolgono il contatto con la realtà.
Torniamo inevitabilmente a chiederci “chi” siamo, “dove” siamo”, in “quale” epoca della storia umana siamo stati scaraventati. Ti giuro: abbiamo la netta impressione di essere appena usciti dalla fantasiosa “macchina del tempo” di cui tanto si parla nei film di fantascienza, e non sai più se ridere, piangere, urlare, o iniziare ad abbracciare tutti; anche quelli mai visti prima d’ora, ma che adesso ci sembra di conoscere da 10 anni.
Intorno a me, una marea di facce sfigurate dalla fatica, dall’emozione e dalla Gioia.
In questo momento pagheremmo oro per poter entrare nello stadio e prendere da subito contatto con il campo e le gradinate; sarebbe un po’ come dar inizio alla “vera” partita, cioè alla Festa. E invece, orologio alla mano, ci toccherà stare qua fuori per ancora un’ora e più, in mezzo a questo piazzale ardente di caldo e di folla sempre più straripante; c’è gente in ogni angolo, dentro ogni cortile condominiale, lungo ogni strada adiacente lo stadio. Ovunque ce ne sia la possibilità, si formano gruppetti in mezzo ai quali compaiono e si aprono borse da viaggio piene di ogni ben di Dio da mangiare e da condividere con i vicini; tanto più se sconosciuti. Qualsiasi aiuola, o panchina, va benissimo per improvvisare un pic-nic al volo, con tanto di apposita attrezzatura e un … carosello di profumi, colori, sorrisi e occhi luccicanti.
Biancazzurro e dialetto abruzzese dappertutto.
Bologna è diventata la quinta città d’Abruzzo. Bologna oggi è l’altra metà di Pescara.
Faccio un giro nei dintorni, un po’ per godermi questo momento e questa gente, la mia gente, un po’ per conoscere più da vicino lo stadio destinato ad entrare nella storia di Pescara. Uno stadio architettonicamente simile al nostro stabilimento Aurum, non imponente ma senz’altro monumentale; quel tanto che basta per incutere la giusta dose di timore agli avversari anche quando è vuoto.
Sto pensando che su queste gradinate passano domenica dopo domenica le migliori tifoserie d’Italia, quelle che finora abbiamo visto solo in televisione o nelle foto del Guerin Sportivo, quelle protagoniste di epiche “battaglie” tra le due Curve che ora abbiamo davanti. E adesso ci passiamo anche noi. Abbiamo davanti lo stadio in cui, se Dio vuole … e Dio “ha detto” che lo vuole … giocheremo anche noi in campionato; saremo anche noi tra le quindici … solo quindici!… che il Bologna ospiterà qui dentro in campionato. Non in amichevole, non in uno spareggio, non in Coppa Italia, ma in campionato!… quello vero. Sto pensando che non più di 36-48 mesi avevamo a che fare con campetti come Acireale, Chieti, Sorrento, Matera, Crotone … abbiamo dovuto sopportare Nardò, Bitonto, Sant’Egidio alla Vibrata, Manduria, Termoli … e allora capisco molto meglio perché ora sto avendo i brividi, nonostante il caldo torrido. L’asfalto delle strade qui attorno rischia di liquefarsi, ma io avrei bisogno di cappotto e sciarpa.
Hanno aperto i botteghini dei Distinti dove, come previsto, sono in vendita alcune migliaia di biglietti della Curva Andrea Costa, in parte restituiti dagli atalantini, in parte imboscati dal Bologna Calcio per scongiurare il fenomeno del bagarinaggio, sull’esempio di quanto fatto sabato scorso dalla Ternana. Il biglietto l’abbiamo tutti … pensavamo … invece la fila ai botteghini è ugualmente molto lunga. E comunque, i bagarini ci sono lo stesso, peraltro numerosi, quasi tutti con accento napoletano e romano, ma ce ne sono anche un paio emiliani che, evidentemente, non hanno voluto farsi sfuggire l’occasione irripetibile. Sono venuti in possesso (chissà come) di biglietti per ogni ordine di posti, e li stanno vendendo con una maggiorazione molto contenuta: appena il 20% in più, quando di solito il prezzo è come minimo raddoppiato, se tutto va bene. Evidentemente, non avevano previsto questa apertura dei botteghini, che ora sta sfasciando i loro “piani” di lauti guadagni, ma sono comunque numerosi quelli che scelgono di pagare il sovrapprezzo pur di evitare la fila mezzora di fila e di sauna.
Lo stradone che proviene dal vicino casello autostradale continua a riversare pullman e auto a frotte sul gigantesco parcheggio allestito nei pressi della Certosa (davanti la Curva Andrea Costa) e, come facilmente prevedibile, i mezzi provenienti dall’Abruzzo e da Bergamo si stanno mescolando alla grande, in un caos a questo punto inestricabile, ma per fortuna senza alcuna conseguenza allarmante. Il che fa notizia, visto le premesse. E a frotte arrivano anche i bus urbani dalla stazione, segno evidente che anche gli altri due treni ce l’hanno fatta a superare il “percorso di guerra” ideato e attuato dagli “amici” marchiGGiani del Compartimento FF.SS. “in Ancona”.
Dal parcheggio della Certosa non provengono solo fiumane di biancazzurro, ma spunta anche una piccola “foresta” di bandieroni nerazzurri. Non sono tantissimi, 10-15 al massimo, ma le loro aste superano di gran lunga i 4 metri e, nell’insieme dei loro disegni (a scacchi o a strisce che siano) producono un effetto maestoso. E poi non c’è un solo tifoso bergamasco privo di sciarpa nerazzurra; a costo di soffocare per il caldo, la portano tutti. Bella tifoseria davvero, bisogna riconoscerlo, e la pluriennale militanza in Serie A si “vede”, eccome!
Siamo tutt’altro che distanti e le probabilità di contatto sarebbero teoricamente altissime. Puoi essere armato di tutta la buona volontà del mondo, ma ora basterebbe un solo pazzoide in mezzo a questo mare di gente e la frittata sarebbe fatta. Basterebbe una minuscola, impercettibile scintilla e la polveriera salterebbe. Ma i bergamaschi, dimostrando una saggezza insospettabile, si guardano bene anche dal solo pensare di starnutire nella nostra direzione, e tutti noi abruzzesi, dal primo all’ultimo, confermiamo la volontà di dare precedenza assoluta alla giornata di Festa, in perfetta aderenza a questa “piazza della Pace” dove ci troviamo ora. Pace verso noi stessi, e sicura gratitudine verso i bergamaschi per averci tolto il Cagliari dalle palle.
I bolognesi continuano a non capire e, quasi alle soglie dell’isteria, tornano a incitarci per un attacco in massa che, evidentemente, ora produrrebbe un macello senza precedenti. No! Scusate, ma oggi no. Oggi, invasi da un inaspettato “francescanesimo”, preferiamo vivere le nostre allegrie e gioie ignorando completamente la fazione opposta, ed è il vero miracolo di questa giornata, se solo ripensiamo alla … “punta del piede” di Rocca al 90°, qualche settimana fa all’Adriatico. È il paradosso del calcio, quello che non potresti mai concepire finché non ci sei dentro con tutt’e due i piedi. Prima la tragedia di “Trani”, senza la quale non sarebbe venuta la resurrezione portata da Tom, ora quella punta del piede di Rocca al 90°, senza la quale non avremmo mai vissuto tutte queste ineguagliabili e indimenticabili emozioni supplementari.
Trani e Rocca: due esempi concreti di come una dannazione sia sempre l’annuncio della Benedizione in arrivo.
L’attesa per l’apertura delle porte d’ingresso sta diventando una tortura persino peggiore di quella patita a Ferrara, a causa del caldo, della sete, di uno sfinimento fisico ed emotivo che … sì, la Serie A, la gioia indescrivibile e tutto quello che ti pare, ma se ci lasciano morire in questo modo, poi cosa ce ne facciamo della Serie A? Sono tre settimane consecutive che, tra Ferrara, Terni e oggi Bologna, ci sobbarchiamo uno stress psico-fisico da ricovero immediato …. Non ce la facciamo più! Per Carità di Dio, basta!… E basta anche con questi servizi d’ordine del tutto incapaci a rendersi conto che vi sono situazioni in cui la rigidità delle regole diventa assurda e va messa da parte, magari a favore di un pizzico di buon senso e di umanità che, ogni tanto, non farebbe schifo a nessuno.
I tentativi di sfondare alcune porte sono già arrivati a dieci, e ogni volta da una di esse viene fuori il solito ometto-pupazzo che, come un disco incantato, continua a ripeterci ossessivamente di avere ancora un po’ di pazienza” … Pazienza?… Tu stai là dentro, comodamente all’ombra e con una fresca bottiglietta di acqua in mano, e noi dovremmo avere pazienza mentre friggiamo a 40°, senza un filo d’aria e con la mancanza d’acqua che comincia a causare i primi miraggi sahariani? Cosa cambia se aprite con 30-40 minuti di anticipo? Forse dovete ancora sistemare i tappeti rossi e le ceste di fiori? Forse scoppierebbe la terza guerra mondiale per causa nostra?
Finalmente le nostre implorazioni d’aiuto vengono accolte e si decidono ad aprire con “ben” 7 minuti di anticipo!… dopo essersi resi conto che qua fuori si sta rischiando lo sterminio razziale.
Invece di aprire quand’era vistosamente tempo di aprire, e favorire l’afflusso, hanno fatto ammassare 30.000 persone in uno spazio più piccolo di piazza Salotto, e il risultato è davanti agli occhi di tutti: la ressa è di quelle che generano vera paura. Gente trascinata di peso da altre persone, a loro volta “spostate” non si sa da chi o da cosa; come a Ferrara e a Terni, stiamo “camminando” per oltre 10 metri senza muovere un solo passo!… Donne, anziani, e ragazzini sballottati a destra e sinistra come fossero birilli o bamboline, pressione della folla da togliere letteralmente il fiato. Gli ingredienti per un “guaio serio” ci sono tutti. E anche in un momento del genere, non ci fanno mancare la nota comica della giornata: gli ometti-pupazzo piazzati agli ingressi avrebbero anche la pretesa di controllare i biglietti!… C’è un fiume in piena che sta travolgendo ogni cosa e loro continuano pateticamente ad allungare le braccia per strappare i biglietti d’ingresso allo stadio!… Ci sarebbe da piegarsi in due dal ridere se non fosse fisicamente impossibile. E comunque, possono fidarsi sulla parola: i biglietti li abbiamo tutti … Oddio, tutti … credo di sì, ma la mano sul fuoco non ce la metto.
Corriamo. Non si sa verso chi o cosa. La corsa al posto migliore sulle gradinate? Anche, ma non giustifica questo isterismo che non si vedrebbe nemmeno in una vera corsa all’oro. Siamo come fiondati da una molla scattata all’improvviso, la molla caricata da tanta elettrica attesa e una tensione senza precedenti per i 90 minuti “della nostra vita”, concepiti (a ragione) come la luce in fondo ad un tunnel che cominciava ad apparire interminabile. Sono passati non più di dieci minuti, dico “dieci minuti” di orologio, non abbiamo avuto neanche il tempo di guardarci intorno per connetterci con la realtà, e già lo stadio è pieno come un uovo. Lo stadio di Bologna, non quello di Vasto o Caserta. In dieci minuti!
Da parte nostra, dopo tanta attesa sofferente, non vogliamo ripetere l’esperienza di Terni neanche in minima parte. A costo di travolgere tutto e tutti, quest’oggi siamo fermamente intenzionati a conquistare i posti studiati e prestabiliti a tavolino durante la settimana, cioè la parte centrale dei Distinti, sotto la torre di Maratona, in modo da sfruttare al massimo due caratteristiche fondamentali che ha solo questa zona dello stadio: il favoloso muretto (invece delle ringhiere presenti altrove), il cui spessore di oltre 30 cm. permette di starci su in piedi molto agevolmente per dirigere il tifo (tipo Torino o Roma), e la mancanza del parterre sottostante, che assicura una favolosa visibilità agli striscioni (altrove semicoperti proprio da chi prende posto in piedi nei parterre). Tutti nostri sforzi sono premiati. Tra sgomitate ai limiti della violenza fisica e scatti da centometristi, siamo proprio noi e I Fedelissimi a occupare l’intera “balconata” dei Distinti centrali, mettendo insieme un gruppo ultras che questa volta è davvero “da paura”. Tra l’altro, ci sono altri due aspetti per niente secondari: la partita si vede meravigliosamente bene e, quel che conta di più, siamo di fatto a ridosso del campo. Per cui, oltre a tutti i benefici per il tifo sonoro, abbiamo la linea del fallo laterale, e quindi il … guardialinee … a non più di sei-sette metri da noi; un guardialinee che, pertanto, farà bene a darsi una bella regolata … Gli conviene.
Il tanto agognato muretto dei Distinti bolognesi ha già fatto un primo “miracolo”: senza che nessuno dicesse una sola parola in merito, dal lato de I Fedelissimi c’è già Rudy in piedi, con la sua mole “tutto dire” e una fascia biancazzurra legata sulla fronte a mo’ di capo-indiano, dal lato nostro è salito sul muretto Erminio, altra mole non indifferente, pantaloni bianchi accecanti e torso nudo che, esteticamente parlando sarebbe a dir poco “discutibile” (per usare un eufemismo), ma che a livello scenografico e di immagine-ultras “fa la sua figura”.

Rudy a capo de I Fedelissimi sulla “balconata” di Bologna

In Curva San Luca, alla nostra sinistra, domina il mega-striscione “Abruzzesi a Bologna tifano Pescara” che, con i suoi oltre venti metri di lunghezza, occupa tutta la parte centrale. Ma non passano certo inosservati “Gli amici Abruzzesi di Cesano Boscone”, il “Forza Pescara da Reggio Emilia”, “Alta Brianza sempre presente”, “Circolo Abruzzese Brescia”, “Da San Remo con furore”

Club Cesano Boscone

Striscioni, striscionetti e stendardi con i nomi dei più disparati paesi abruzzesi non si contano più; come minimo raddoppiati, rispetto a Terni, e c’è davvero l’impensabile.
Un capitolo a parte merita la Tribuna coperta. Di solito, un po’ in tutti gli stadi è il settore più “composto” in quanto a tifo vocale e scenografico, ma oggi ogni possessore del costosissimo biglietto ha totalmente abbandonato il consueto aplomb e … ti dico una cosa sola: in otto anni di frequentazione degli stadi non ho mai visto una Tribuna così “ultras”. Pensa che ci sono addirittura due tamburi!… Due tamburi in Tribuna!… e nessuno protesta, anzi tutti accompagnano con il battimani l’ossessivo ritmare che, grazie al rimbombo procurato dalla copertura, si sente in tutto lo stadio. Pagherei oro per poter vedere le facce dei giornalisti del Nord e dei dirigenti della Lega Calcio, che siedono a pochi metri … senza aver pagato il biglietto, naturalmente; quindi non hanno neanche diritto a protestare. Del resto, ci provassero a protestare!…

Stadio Comunale di Bologna: gli “ultras” della Tribuna

In Curva Andrea Costa l’afflusso è vistosamente più rallentato, ma a circa mezz’ora dall’apertura dei cancelli la situazione è ormai chiarissima. Tutta la parte centrale si sta popolando di nerazzurro, dal primo all’ultimo gradone, dietro i due striscioni storici: “Atalanta Commandos” e “Ultras”, più altri tre degli “Amici dell’Atalanta”. Sopra gli striscioni hanno pochi tamburi, mi sembra di scorgerne solo 4 o 5, ma ne avevano pochi anche a Bergamo, quindi dev’essere una tifoseria che non ne fa larghissimo uso, forse perché si ispirano più al tifo inglese che non a quello sudamericano. Hanno distribuito sapientemente i bandieroni, in modo da non ammucchiarli tutti da una parte e lasciare interamente scoperte altre zone del gruppo. Questa si chiama “organizzazione” e noi, com’è evidente, anche in tal senso abbiamo ancora molto da osservare e imparare.
In totale, sono all’incirca i 4.000 preannunciati dalla vendita dei biglietti, direi affatto pochi considerando la promozione già in tasca e la non eccezionale propensione alle trasferte di massa. Chissà cos’avremmo fatto noi, a parti inverse. Dicono di essere venuti in buon numero per festeggiare la squadra, ma io sono pronto a scommettere che sono qua soprattutto per ammirare uno spettacolo anche per loro irripetibile, e perciò imperdibile; un’esperienza veramente unica nella vita. Questa è tutta gente che un giorno racconterà ai loro nipoti: “C’era una volta uno spareggio a Bologna col Pescara, e c’ero pure io …”
I due settori laterali della stessa Curva Andrea Costa si stanno popolando di biancazzurro. Sì, lo sapevamo già, ma mai avrei immaginato una coabitazione di queste proporzioni. Anzi, pensavamo che si trattasse di semplici sportivi abruzzesi che forse si sono decisi all’ultimo momento, invece a contatto con gli striscioni nerazzurri ci sono quelli del “My Lord Montesilvano”, il “Villa Verlengia”, il “Laser cb Paglieta”, il “Laser cb Pescara Centro”, il “D’Annunzio” … cioè Club di primo piano all’interno del CCCB. Incredibile!

Curva Andrea Costa: atalantini e pescaresi (Club My Lord Montesilvano) a diretto contatto

Dunque, questa volta la rigida usanza ultras di stare al centro della Curva si ritorce contro i bergamaschi, a questo punti presi in mezzo “a tenaglia” dai Biancazzurri che, quantitativamente parlando, sono almeno il doppio … in casa loro! Una “tenaglia” che, per via del continuo afflusso, si sta stringendo sempre di più, obbligando i nerazzurri a comprimersi come sardelle in scatola. E non uno di loro che osi dire “a”, non un solo fischio … nemmeno per chiamare l’amico distante pochi metri, onde evitare spiacevoli equivoci. Eppure, sono quasi tutti “ultras” della loro Curva Nord.
Ora è tutto bello e facile, all’insegna del “volemose bbene” alla faccia del Cagliari, ma … t’immagini se “qualcosa” dovesse andare storto?… (aspetta che mi gratto fino a spellarmi) Cosa succederebbe dentro quella Curva? Ma esiste anche il ragionamento inverso, che molto probabilmente è il più “serio” e realista in assoluto: pensi davvero che “qualcosa” possa andare storto, davanti ad una situazione del genere? Pensi davvero che “qualcuno” dei “piani alti” possa permetterlo? Possiamo anche solo lontanamente immaginare quale immane responsabilità si assumerebbe chi, per pura, lontanissima e fantasiosa ipotesi, dovesse segnare il gol più “storto” del Calcio Italiano? Chi glielo dice poi ai familiari dei 4.000 atalantini (e non solo a loro) che stasera è del tutto inutile aspettarli, perché non torneranno a casa?
Certo, è un risvolto ben poco sportivo, perché qui entriamo nel pieno dell’intimidazione; per di più addirittura silenziosa; il che è anche peggio. Ma non abbiamo sempre esaltato la forza del “dodicesimo”? Bene, ecco la forza del “dodicesimo Biancazzurro”, in tutta la sua grandezza visibile a tutta Italia. Se siamo capaci di creare un ambiente come questo, il merito è solo nostro, nient’altro che nostro, ed è ovvio che la squadra ne tragga beneficio sul campo, dove gioca indossando la “nostra” Maglia e in “nostra” rappresentanza.
Intanto, si sono fatte le 15,50 e l’effetto complessivo dello stadio è un “anticipo di Paradiso” su questa Terra, poiché qualsiasi cosa tu possa aver immaginato finora, la realtà sta un “epsilon” più avanti; nel senso più matematico del termine. Come a Terni, più di Terni: un unico “anello Biancazzurro” (scriverebbe il nostro amico de L’Unione Sarda), un solo “mare” biancazzurro, dal primo all’ultimo gradino, da destra a sinistra. Non si vede un solo centimetro quadrato di cemento. Solo tre colori: il bianco, l’azzurro e quello dei torsi nudi che fanno molto “spiaggia” … a proposito di mare. E non mancano nemmeno gli ombrelloni, giacché più di qualcuno ha pensato di portarlo per ripararsi dal sole; oltre alle migliaia dei caratteristici cappellini a forma di ombrello.
Non è un miraggio. Non è un sogno. Non è un film. Non è un fotomontaggio.
Siamo proprio Noi.
Quelli di “Trani”. Quelli di Pescara-Putignano con 1.500 presenti in tutto … compresi i raccattapalle, i controllori dei biglietti, i piccioni di passaggio, le puttane della pineta e gli immancabili chietini, venuti una volta di più a sghignazzarci sul collo in casa nostra; te lo ricordi quell’8 ottobre 1972? Solo 57 mesi fa … “vicini” come 57 giorni … “lontani” come 57 anni.
Ora, i primi canti e inni “di prova” coinvolgono tutto lo stadio. Lo sventolio delle bandiere è incredibilmente superiore a quello di Terni, forse anche per far aria da respirare; perché qua dentro è peggio che fuori: stiamo ardendo … in tutti i sensi.
Gli atalantini non restano a guardare e, ti dirò, fanno la loro brava figura, se non altro per “segnalare” in qualche modo la loro presenza, altrimenti destinata a restare solo teorica. Ma oggi non ce ne sarebbe per nessuno, neanche se al nostro cospetto ci fosse la Kop di Liverpool.
E, secondo te, poteva mancare (anche oggi) l’immancabile colpo di scena?
Sul corridoio superiore della Curva Andrea Costa, lato Distinti, quindi proprio sopra uno dei due grupponi biancazzurri, due persone si stanno arrampicando sui tralicci che sorreggono i tabelloni pubblicitari per issare uno striscione di medie dimensioni … rossoblù!… No, non sono bolognesi che vogliono ricordarci di essere comunque a casa loro, e nemmeno sambenedettesi venuti ad elemosinare per l’ennesima volta un abbozzo di gemellaggio che non avranno mai. Forse sono genoani che oggi non avevano altro da fare? Nemmeno. Forse sono gli Ultras del Rovigo Rugby, in piena “campagna pubblicitaria” per gli ottimi risultati della loro squadra? Ma figurati!…
Non ci crederai mai: sullo striscione c’è scritto “Forza Cagliari-Club Milano”
Al di là di ogni immaginazione!
Sono venuti a Bologna appositamente per tifare Atalanta, e non sono neanche pochissimi, visto che sto contando almeno altre 7-8 persone in aiuto dei due “scalatori”. Naturalmente, hanno scelto la Curva Andrea Costa convinti che fosse riservata interamente agli atalantini, peraltro come da programma iniziale, e portare così a termine una “bravata” impossibile da definire; non trovo gli aggettivi idonei. Tra le varie motivazioni, di sicuro c’è la volontà di vendicare, per così dire, la bandiera Biancazzurra che mercoledì scorso sventolava in Gradinata Sud a Genova, ma mi pare che ci sia una bella differenza: a Genova, la nostra Bandiera stava in una gradinata completamente atalantina, qui lo striscione sta in una Curva per due terzi Biancazzurra, e le conseguenze di una tale provocazione potrebbero essere inimmaginabili.
L’intero stadio sobbalza in piedi nel giro di 10 secondi e, come prevedibile, accade di tutto. Devo dire che la netta maggioranza opta per l’ironia, ed è forse la scelta migliore, subissando quei poveracci con ululati e fischi di divertimento, come si fa verso i pagliacci del circo, ma non mancano i sonori cori rabbiosi e nemmeno chi, in silenzio, decide di passare direttamente ai fatti. Sono quelli de I Fedelissimi che, senza pensarci su neanche un attimo, raggiungono la cancellata divisoria con l’intento di scavalcare ed entrare in Curva, per “parlare” faccia-a-faccia con i cagliaritani di varie questioni rimaste in sospeso; delle quali (t’assicuro) lo striscione è proprio l’ultimo dei pensieri.
A ruota, ci avventiamo anche tutti noi del Pescara Rangers, per la gioia dei bolognesi che (di fatto) non vedevano l’ora, ma veniamo bloccati subito da Erminio, il signor Manzo e i suoi parenti; tra le nostre violentissime imprecazioni. Ma, a pensarci bene, dobbiamo ringraziarli per averci evitato di cadere ingenuamente in un tranello, e il conseguente guaio giudiziario che, nello stato emotivo in cui siamo, sarebbe stato a dir poco sicuro.
Polizia, Carabinieri e il servizio d’ordine riescono nel complicatissimo compito di riportare un minimo di calma e sventare, così, l’ennesimo rischio di “giornata finita male” che, puntuale come una cambiale, si para davanti alla strada del Pescara e dei pescaresi ogni qualvolta c’è un traguardo festoso da raggiungere. Ma PS e CC riescono soprattutto in un altro tipo di impresa, tanto assurda quanto (purtroppo) “dejà vu”: invece che con i provocatori, se la prendono quasi esclusivamente con i pescaresi intenzionati a togliere lo striscione rossoblù!… Consentendo così che lo striscione resti al suo posto e una provocazione inqualificabile si perpetui per più di tre ore ancora. Motivo? Queste le testuali parole, ascoltate dalle mie orecchie: “Ogni sportivo ha il diritto di esporre lo striscione che vuole”.
Quindi, se al prossimo derby di Torino cinque juventini decideranno di andare in Curva Maratona con lo striscione della Fossa, nessuno potrà impedirlo, perché stanno solo esercitando un loro diritto; giusto?
Allucinante.
Beh, sai che ti dico? Meglio così. Meglio che striscione e tifosi isolani restino al loro posto, così col passare dei minuti crescerà il loro rosicamento e, di pari passo, il nostro surplus di godimento. Devono schiattare un po’ alla volta, non tutto di botto, ma goccia a goccia, secondo dopo secondo, per ancora 200 interminabili minuti … i “migliori” di tutta la loro vita… (“La parola si è compiuta” prosegue qui).
Gabriele (“Gaby”) Orlando
[estratto dal (mio e vostro) diario del PESCARA RANGERS]
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