11 CONTRO 12 – I battiti del Cuore Biancazzurro (6/a), di “Gaby”
26/06/2023
FUORI IL PRIMO: Matija BOBEN al CFR
27/06/2023

Sabato, 25 giugno 1977 (continua) – 
Link alla parte precedente.
(…) È un inferno!… per il Cagliari, naturalmente. Un inferno che dà pienamente ragione ai teologi quando affermano che quello vero non è il “fumetto” insegnato al Catechismo, dove il diavolo ha le corna, la testa di capra, la coda appuntita e la forca tridente in mano, in mezzo a fuoco e zolfo. Il vero inferno consiste in tutte le sofferenze morali e materiali che viviamo su questa Terra. Se poi siamo anche giocatori, allenatori, presidenti e tifosi di calcio, sono ca … voli nostri. E quindi, anche del Cagliari.
Bandiere, sciarpe, fazzoletti e ogni genere di striscione che sventolano con una tale intensità da coprire quasi totalmente le teste degli spettatori. Tutto lo stadio è di un Biancazzurro accecante perché i due colori, già simboli di luminosità e immensità per loro stessa natura, oggi sono ulteriormente esaltati dal un sole mai così splendente, al contrario del settore cagliaritano, ridotto a una pena assoluta. Un po’ per colpa dei pur volenterosi sostenitori rossoblù, assolutamente non attrezzati degnamente per uno spareggio di questo livello, un po’ per colpa … degli stessi sostenitori rossoblù che, con scarsissima furbizia ed esperienza di tifo, si sono scelti (o hanno accettato) il Settore Ovest, cioè quello più in ombra di tutto lo stadio. E allora, sarà anche vero che si vedranno la partita al riparo dal sole, ma è altrettanto vero che tutti noialtri non … vediamo loro. Completamente in controluce, praticamente al buio; una “macchia nera” nello stadio, all’interno della quale il pochissimo rossoblù finisce per sparire quasi del tutto. Peccato davvero, perché un minimo di competizione scenografica avrebbe senz’altro arricchito la giornata sportiva … Sportiva?… Siamo sicuri?
A livello sonoro, poi … cosa vuoi che ti dica? L’uragano di fischi che sta ricoprendo la squadra sarda era nelle più ampie ed elementari previsioni, ma noi stessi non ci saremmo mai aspettati un livello tellurico come questo. Un frastuono “inumano” che … se stai dall’altra parte ti uccide l’anima.
I tifosi cagliaritani cercano di reagire tifando in blocco. Di fatto, stanno dando il meglio di loro e forse anche qualcosa in più, ma si sta ripetendo la stessa identica scena vista domenica scorsa a Ferrara: un insieme di teste, bocche e mani che si agitano senza … ahimè!… produrre alcun suono. Non perché fossero muti, anzi!… ma … non si sente!… Non potrebbe mai sentirsi alcunché, neanche se avessero il più potente degli impianti di amplificazione, perché ciò che li circonda è semplicemente “spaventoso”. Sia alla vista, sia all’udito.
Penso (anzi, sono sicuro) che i 20 cagliaritani sul prato verde e i 4.000 sugli spalti non dimenticheranno mai più in vita loro questo impressionante rimbombo di “La-dri la-dri la-dri”! che parte proprio dai Distinti e si espande in tutto lo stadio nel giro di un nanosecondo, in alternanza decine di volte con l’ancor più acido e furente “As-sas-si-ni as-sas-si-ni as-sas-si-ni”! proveniente dai sempre più traboccanti ed infuocati Settori Sud ed Est; cioè proprio quelli a ridosso del tunnel-spogliatoi.
Non sono due epiteti presi a caso, per quanto pesantissimi, ma rispecchiano pienamente tutta l’acre “antipatia” (… vogliamo chiamarla così?… ) e la “frode sportiva” che il Cagliari ha prodotto in questo campionato, soprattutto nel girone di ritorno. Appunto: è il campionato ad aver parlato chiaro; la rabbia furente dei tifosi Biancazzurri è solo una logica conseguenza.
Quando, dopo “l’arancia” … guarda caso!… metti insieme 21 punti su 24, sfacciatamente grazie al “dodicesimo” in campo in “giacchetta nera”, e contro ogni lealtà sportiva, non si può che essere una banda di “ladri”!… Ladri in senso calcistico, s’intende, ma pur sempre una banda che “sottrae punti indebitamente, arrecando danno al prossimo”, come recita con estrema chiarezza il Settimo Comandamento, che purtroppo per voi vale anche nello Sport.
Perché “assassini”? E’ un “perché” che ha già accennato Prunecchi quando, pur con tutta la diplomazia d’obbligo nel calcio professionistico, non ha potuto evitare di definire “picchiatori di professione” gran parte dei giocatori cagliaritani, tendenti non solo a intimorire l’avversario ma possibilmente a toglierli di mezzo anche per un po’ di partite successive, causa infortuni. In quella difesa c’è gente che mira a rompere le gambe, mascherando “l’azzoppamento” con … il “gioco maschio”. Ti rompono una gamba perché loro sono “giocatori maschi”. E lo hanno fatto sistematicamente: nelle due partite di campionato, quando i nostri Prunecchi e La Rosa hanno seriamente rischiato di tornare a casa in barella, ma diversi attaccanti di altre squadre non sono stati ugualmente fortunati. Del resto, se tecnicamente sei limitato, e tatticamente sei … allenato (???) da Toneatto, non ti resta che “menare”.
Se questi cori si fossero limitati ai gruppi più “caldi” della tifoseria Biancazzurra li avremmo potuti considerare nella normalità di un tifo infuocato che l’importanza dell’evento genera inevitabilmente, ma non è così. Questi cori stanno coinvolgendo tutto lo stadio Biancazzurro! Non c’è un solo spicchio, di qualsiasi settore, che non lo stia urlando con tutta la rabbia, il furore, il “veleno” che ciascuno ha in corpo, e allora viene spontaneo chiedersi “come mai”? Esatto: “Come mai uno stadio intero si ritrova così compatto e in piena sintonia sul medesimo argomento? Forse ci siamo messi d’accordo, prima di entrare?
Risposta facile-facile: la doppia antisportività cagliaritana sul campo, aggravata da quella fuori campo, non è la “visione” fantasiosa di qualche esagitato, o della fazione “vittimistica” della tifoseria, ma è una sconcertante realtà di dominio nazionale; al punto che si sta unendo a noi anche la parte neutrale composta dai tifosi umbri … chissà come mai!
La spedizione rossoblù mi sta facendo persino tenerezza.
Tutti quelli in campo sono a testa bassa; la alzano in parte solo per guardarsi tra di loro stralunati, o per fissare il vuoto … che purtroppo (per loro) non c’è. Si muovono come a voler sceneggiare la più risibile delle noncuranze, ma finiscono per fare solo una figura meschina, se non ridicola. C’è ben poco da fingere “impermeabilità” quando sei letteralmente circondato tanto in senso fisico quanto in senso morale, e sei costretto a prendere coscienza che oggi per te è un “casino” di quelli seri, dal quale non si sa come tu possa fare per uscirne “vivo” … calcisticamente parlando, s’intende. O almeno credo.
Finché i nostri amici riescono finalmente a scorgere il “settore amico”, che comunque esiste e verso il quale si avviano per salutare i loro tifosi, magari per farsi coraggio a vicenda. Ma per raggiungere il Settore Ovest (che si trova all’opposto del tunnel-spogliatoi) occorre attraversare tutto il terreno di gioco, un percorso che di fatto si trasforma nella peggiore delle forche caudine: i fischi e gli ululati si fanno ancora più feroci, semmai fosse possibile, al punto che Virdis & C. devono arrivare a bordo fossato per poter “sentire” almeno un po’ di voce corregionale.
Dai Settori Sud ed Est, e subito dopo anche dalla vicina Tribuna, parte un lancio di oggetti al loro indirizzo che nemmeno sui campi di Serie D girone H s’è mai visto: volano ciabatte, zoccoli, accendini, monete, aste di bandiere, un tamburo, frutta e panini di tutti i tipi, bottigliette piene e vuote … qualsiasi cosa è a portata di mani. Non per colpire qualcuno, ben sapendo a quali conseguenze porterebbe una cretinata del genere … ben sapendo che “da più parti” stanno aspettando solo questo. Si lancia ogni genere di oggetto, non a caso anche cibo e bevande, a puro titolo di sfregio, ovvero con un messaggio in codice molto preciso e affatto difficile da decodificare: “straccioni del calcio”!
Un massacro morale, senza dubbio peggiore di quello riservato al Lecce tre anni fa e che di per sé era già ben oltre il limite bestiale.
Sventola qualche bandiera rossoblù … una qua, una là, una su, una giù … qualcuno cerca anche di agitare quello striscioncino appeso al secondo anello, di cui non si capisce neanche la scritta, altri tentano di invadere il campo per poter abbracciare i loro beniamini … forse perché è l’unico modo per farsi “vedere”, ma noi tutti continuiamo a non sentire una sola voce proveniente da quel settore. Anzi, adesso non li vediamo nemmeno più, perché la pelata di Toneatto sta fungendo da micidiale specchietto abbagliante …
Proprio nel momento in cui il Cagliari capisce che è meglio rientrare negli spogliatoi, e s’avvia verso il tunnel, sta entrando in campo il Pescara, perciò devono giocoforza fare dietrofront e fermarsi ancora qualche minuto a bordo campo, nei pressi dell’area di rigore lato sud.
Giusto quello che ci voleva, come neanche Federico Fellini avrebbe potuto sceneggiare.
La velocità con la quale il precedente uragano di fischi e insulti si trasforma in un’esplosione di entusiasmo e lacrime è un altro momento di vita impossibile da descrivere, ma ci posso provare.
Lacrime sugli spalti e lacrime in campo, dove stanno piangendo quasi tutti i giocatori della rosa Biancazzurra; solo i più forti di carattere riescono a mascherare un cedimento emotivo che, perlomeno interiormente, ti dilania. Li vedi distintamente anche dagli spalti: ognuno a modo suo, sono tutti commossi all’inverosimile; come del resto lo siamo tutti noi. Dunque, possiamo stare certi: a difendere il nostro Nome, la nostra Maglia, la nostra Bandiera anche oggi ci saranno Undici Uomini con un solo Cuore … più funzionante che mai.
Un abbraccio struggente. Di quelli che esistono solo in Paradiso.
Si scatena un “Si va – si va – si va in Serie A” da fantascienza … Toscanini, guarda, ascolta, prendi esempio e impara!… E poi un “Pe-sca-ra Pe-sca-ra Pe-sca-ra” che mette a dura prova i vetri dei palazzi circostanti. Come anche l’immancabile “Cagliari Cagliari vaf-fan-culo”! Poi ancora “Virdis – Virdis – vieni a pescare con noi – ci manca il verme”! E di nuovo un “Si va – si va – si va in Serie A” molto più deflagrante di prima. E poi tutti, ma proprio tutti, a cantare “Alè Pescara”.
Il Gran Canyon? Rispetto a questo “Liberati” fa la figura dei calanchi di Atri … con tutto il più caloroso rispetto per i nostri amatissimi (e “intoccabili”) calanchi.
Mi sembra chiaro, lampante, inconfutabile: “facem’ paur”!
Sarà per questo che il settore cagliaritano torna non solo a zittirsi, ma resta letteralmente impietrito, né più né meno come una fotografia. E non ti so nemmeno dire se questa visione mi procura più godimento o più pena, perché il solo pallido pensiero che ora io potrei essere uno di loro, là in mezzo … da ricovero immediato.
Abbiamo di nuovo lo stesso pensiero del 9 giugno 1974: come potrebbe mai essere possibile che questa giornata si concluda negativamente per noi? Certo, sappiamo bene che il calcio non è scienza, tutt’altro!… E gli esempi clamorosi (ad alto livello) non si contano, a conferma che se bastasse la quantità del pubblico e la pressione del tifo per vincere partite e campionati, il Napoli e la Roma avrebbero in bacheca minimo 25 Scudetti ciascuno; ma purtroppo non è così. Anzi, è tutto il contrario: Napoli zero Scudetti e Roma appena uno (1942), peraltro avvolto da mille punti interrogativi di stampo politico. Però, è altrettanto vero che esiste un limite all’imponderabile, altrimenti dovremmo dire che il tifo della Curva juventina è uguale a quello della Curva ascolana, giacché le due squadre hanno la stessa maglia. E anche il precedente dello spareggio tra Catanzaro e Verona, giocato in questo stesso stadio due anni fa (vittoria del Verona, davanti a quasi 20mila calabresi e neanche 2mila veronesi) può far testo fino ad un certo punto, giacché si tratta di un miracolo che nel calcio si ripete (forse) ogni mezzo secolo.
Quanto a voi, cari amici ternani, voi che oggi avete l’impagabile fortuna di essere qui: fissatevi bene in mente, negli occhi e nelle orecchie quanto state vedendo e ascoltando, perché il vostro stadio non ha mai vissuto e mai più vivrà un “scossa” del genere; né nella forma, né nella quantità, né tantomeno nella qualità. Basti pensare che persino nella partita in cui la Ternana conquistò matematicamente la sua seconda promozione in Serie A (1974) ci fu il pubblico-record di “soli” 25.000 spettatori in tutto, cioè tanti quanti noi oggi ne abbiamo portati in trasferta. Mi sembra abbastanza, per rendere l’idea.
Mentre i giocatori del Pescara (Cadè compreso) si sono divisi in gruppetti, ciascuno dei quali va verso un settore biancazzurro, il Cagliari non è rientrato negli spogliatoi, ma è rimasto vicino all’imbocco del tunnel, apparentemente senza motivo ma in realtà stanno prendendo atto dell’altra faccia del tifo Biancazzurro: quella della Festa, ed è abbastanza per chiedersi una volta di più quale santo bisognerà invocare per uscire indenni da questa fossa. Da questo incubo.
Dev’essere la stessa cosa che stanno pensando i tifosi rossoblù poiché, in preda ad un’evidente crisi nervosa, stanno perdendo la testa. A Pescara si chiama cascetta, ma se a Cagliari si chiama in altro modo fa lo stesso. E così, subito dopo che le due squadre sono rientrate negli spogliatoi, e nel bel mezzo di un accesissimo scambio di cori offensivi, due di loro hanno la “brillante” idea di scavalcare il fossato e invadere il campo … non si sa a quale scopo se non quello di fare la figura dei buffoni disperati, ma da parte nostra l’interpretazione provocatoria è immediata. Interpretazione che diviene certezza nel momento in cui uno dei due ha addirittura la folle idea di andare sotto il Settore Est e, incurante della pioggia di oggetti che sta ricevendo in testa, tenta addirittura di strappare via uno striscione Biancazzurro. Vengono entrambi fermati dai celerini, ma invece di lasciar perdere, riscavalcare il fossato, tornare al loro posto e finirla lì, hanno una nuova e ancor più “brillante” trovata: reagire all’invito dei due agenti prendendoli a calci e pugni; segno inequivocabile di una cascetta all’ultimo stadio. Tutto quanto ne ricavano è l’ovvio arresto per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, davanti ad un intero stadio che li deride pesantemente. Ed è forse quest’ultimo aspetto il più duro da sopportare, finanche più dell’arresto stesso.
Quello delle Forze dell’Ordine è un intervento che giunge giusto in tempo per scongiurare qualcosa di molto più grave perché, nel frattempo, proprio dai Settori Est e Sud stanno scavalcando il fossato diversi tifosi biancazzurri con l’ovvia intenzione di “discutere a quattr’occhi” con i cagliaritani in mezzo al campo, ma anche dai Distinti si prepara qualcosa del genere, con gente che è scesa nientemeno dal terzo anello per entrare in campo. Incidenti scongiurati per un pelo, ma l’episodio “accende” una violenta scazzottata in Tribuna, soprattutto nel secondo e terzo anello, vuoi perché è qui che le due tifoserie sono più mescolate e a diretto contatto, vuoi perché è qui che c’è la tribuna stampa, quindi ci sono anche i giornalisti sardi e … lombardi, la cui presenza in blocco per noi pescaresi diventa a sua volta un’occasione d’oro per regolare alcuni “sospesi”. Dei ripetuti tafferugli fanno le spese numerose poltroncine della Numerata (praticamente semidistrutta), due vetrate della cabina stampa e diverse cancellate, divelte proprio nel tentativo di assaltare i giornalisti, ma l’andirivieni di barelle e ambulanze ci dice chiaramente che ci sono anche persone ferite; perché e percome non si sa, ma di sicuro non si tratterà di applicare loro solo qualche cerotto.
Comunque, nell’arco di un quarto d’ora viene ristabilita la calma, sebbene parlare di “calma” per una partita del genere equivalga alla più colossale presa in giro verso noi stessi. Sono mesi ormai che Pescara e Cagliari hanno depennato il termine “calma” dal loro vocabolario. E’ una “calma” che però ha un nome e un cognome ben precisi: Armando Caldora. Non so se per puro caso, se per programma prestabilito, o per necessità del momento, il nostro Grande Presidente decide di entrare anch’egli in campo, accolto da un’ovazione fin qui assolutamente prevedibile, ben sapendo quale forte legame affettivo esiste tra lui e la tifoseria Biancazzurra, ma nessuno di noi si sarebbe mai aspettato il colpo di scena che segue e impazzisce una volta di più lo stadio: il Presidente, visibilmente commosso, inizia un giro di campo (sulla pista di atletica) a passo lento, in modo da salutare e ringraziare tutti … ma proprio tutti … i tifosi Abruzzesi presenti, settore per settore; Tribuna e Curva San Martino comprese.
Mai successo niente di simile! Né con lui, né con altri Presidenti. L’ennesima esperienza “extra-ordinaria” che questo fantastico campionato ci sta regalando, e che ricorderemo come i dieci minuti più commoventi vissuti dai tifosi Biancazzurri all’interno di uno stadio, poiché questa è in ogni caso una “prima” volta e, come tale, conserverà per sempre la sua unicità. Non c’è bisogno di aggiungere altro.

Finalmente arriva il momento in cui lo speaker annuncia la terna arbitrale e le formazioni delle squadre; un momento che sembrava non dovesse arrivare più, tanto lentamente sta scorrendo il tempo.
È uno speaker senz’altro intelligente, se è vero com’è vero che capisce al volo la situazione e ci “regala” per prima la formazione del Cagliari … come si fa di norma con la squadra “ospite”!… Il silenzio è assoluto, direi impressionante rispetto alle tre ore di frastuono “a fisarmonica” cui si sono abituate le nostre orecchie. È come se in discoteca fosse improvvisamente andata via la corrente elettrica, perché ora ci sono 25.000 biancazzurri che trattengono il fiato “in attesa di …”, e 4.000 sardi che fanno altrettanto “in attesa di …”; si sente persino un cane che abbaia fuori lo stadio.
È sufficiente che dagli altoparlanti esca appena un iniziale “Cagl … “ per rendere completamente inutili le successive urla dello speaker. Te lo giuro, il poverino sta urlando i nomi dei giocatori rossoblù, ma non si riesce a capire niente: completamente sovrastati, ricoperti, annientati, da una “bomba” di fischi e ululati addirittura peggiori di quelli scatenati un’ora fa. Non riesco a sentire nemmeno cosa dice Ciro, che pure è al mio fianco. Fischi “alla pecorara” (… appunto!… ), fischi con i fischietti (venduti fuori lo stadio a 50 lire l’uno), campanacci di tutte le misure, tamburi, piatti, trombe a fiato, trombe a batteria, trombe a spray, mani che battono furiosamente sui tabelloni pubblicitari del secondo e terzo anello, urla di ogni genere. Non uno solo dei 25.000 resta a guardare, men che meno in silenzio, per cui … te lo puoi immaginare.
Diventa impossibile capire quando la formazione cagliaritana sarà terminata, perciò stiamo addirittura rischiando di continuare a fischiare anche su quella Biancazzurra. Rischio però solo teorico, perché il pubblico più vicino agli altoparlanti riesce a sentire il nome del tanto “atteso” n. 11 Virdis che, per un verso chiude la formazione cagliaritana, per altro verso “apre” il conto che abbiamo in sospeso con questo signore, perciò i fischi lasciano addirittura il posto a veri ululati di acidissimo scherno; e “comunicazione” più chiara ed efficace non potrebbe esserci.
Altro silenzio di tomba.
Talmente di tomba che non si sentono neanche i tifosi cagliaritani, nonostante i nostri occhi vedono distintamente una certa agitazione gestuale nel Settore Ovest. Ma a questo movimento non corrisponde nessun suono, neanche minimo: abbiamo davanti solo un tenebroso film muto, con tutta la tristezza e persino un filo di tenerezza che esso comporta.
La formazione Biancazzurra viene elencata con una pausa tra un nome e l’altro, poiché anche in questo caso lo speaker ha perfettamente capito cosa sta per accadere. E accade che ad ogni nome della formazione Biancazzurra segue un “Olè” talmente violento che se ora il “Liberati” non viene giù vuol dire che non ci sarà mai più una sollecitazione in grado di impensierire queste strutture. Sono le 17,27 di sabato, 25 giugno 1977 ed è stato appena concluso l’ennesimo collaudo statico (gratis) di uno stadio italiano ad opera della tifoseria Pescarese, alla quale ormai spetta di diritto una Laurea “ad honorem” in Ingegneria delle Grandi Strutture. E complimenti sinceri vanno anche ai progettisti e alla Ditta costruttrice: conoscono per davvero il loro mestiere.
Lo stadio non collassa, Grazie a Dio, ma fra pochissimo sarà io a collassare, e non solo io a ben guardarmi attorno. Queste sono emozioni troppo forti per poter essere gestite con il semplice autocontrollo; cosa vuoi autocontrollare, quando stai facendo esperienza paradisiaca su questa Terra?
Poi l’entrata in campo delle due squadre, ed è il bis perfetto di un’ora fa.

Mi guardo intorno sempre più sbalordito, attonito, impietrito. Impossibilitato a credere.
Tutto lo stadio coperto dallo sventolio biancazzurro, bandiere “a cascata” dal secondo e terzo anello di ogni settore, coriandoli e rotoli di carta come mai … mai … mai … avevo visto in una partita del Pescara in quasi otto anni di frequentazione. Il tutto, in mezzo ad un frastuono sempre più “inumano”. C’è una sola possibilità per rivedere e risentire qualcosa di simile in uno stadio di calcio: la Nazionale Argentina che gioca la Finale di Coppa Rimet allo stadio Bombonera di Buenos Aires; solo un evento del genere potrebbe darti una buonissima idea di quanto stiamo vivendo in questo momento.
Ma davvero “tutto questo” siamo noi?
Ma davvero il Pescara è stato capace di questa “nuova Creazione”?
Sì, davvero.

L’arbitro Menicucci (di Firenze) emette il fischio di inizio partita … che non ha sentito quasi nessuno … e si ripete immediatamente quanto già accaduto tre anni fa: lo straordinario ambiente attorno al campo si rivela paradossalmente un’arma a doppio taglio, che paralizza letteralmente entrambe le squadre, seppure per motivi opposti. Due squadre che, inutile negarlo, si temono a vicenda, o meglio sanno benissimo che ogni più piccolo errore potrebbe essere irrimediabile, e allora capisci bene come diventi terribilmente difficile decidere se sia meglio risolvere tutto oggi, tentando un rischiosissimo assalto alla vittoria, oppure se converrà tenersi ben stretto un eventuale pareggio e rinviare tutto al classico “domani è un altro giorno”.
Passati i primi dieci minuti di trance generale, il Cagliari è la squadra che mostra per prima e con chiarezza le proprie intenzioni: dopo qualche velleitario e timido tentativo in avanti, tanto per “sondare” il terreno avversario, si piazza nella sua metà campo e aspetta il Pescara, evidentemente proprio perché ha capito che la sua massima aspirazione può essere solo portare a casa lo 0-0. Semmai ci fossero dubbi, quando sei allenato (???) da un soggettone come Toneatto. Avete una difesa che fa ridere, tanto da dover ricorrere alle arti marziali, avete l’unico punto di forza proprio nel duo di attacco Piras-Virdis e … vi chiudete in difesa?
Lauro Toneatto “uno di noi” … senza alcun dubbio.
Il Pescara invece si butta in avanti a testa bassa, vuoi perché è quanto sa fare meglio, vuoi perché l’atteggiamento dei rossoblù non lascia alternative. È l’occasione che tutti aspettavamo, l’occasione più unica che rara per ripetere la partita d’andata in campionato, tant’è che anche la tifoseria biancazzurra si butta a sua volta in avanti a testa bassa, per sospingere i giocatori con un tifo che finora io avevo sentito solo in TV, durante Scozia-Inghilterra giocata all’Hampden Park di Glasgow. Ti dico una cosa sola: il nostro Pescara Rangers, che pure da un paio di mesi funge da traino tanto in casa quanto in trasferta, che pure oggi è numeroso come non mai (siamo il doppio del solito), sta “sparendo” quasi del tutto in mezzo a questa marea urlante. Siamo relegati a un ruolo “di appoggio” per cause di … forza maggiore. Proprio nel senso di una “forza” infinitamente “maggiore” di noi.
E non ce ne facciamo certo un cruccio. Anzi, siamo invasi dall’Orgoglio di appartenere ad una Tifoseria … con la “T” … come questa. Per diventarne la vera “locomotiva” c’è sempre tempo: oggi è fondamentale sapere che ne facciamo parte.
Im-pres-sio-nan-te.
È la metà del primo tempo e, in perfetta analogia a quanto avviene sulle gradinate, si sta giocando in una sola metà campo: quella cagliaritana. Piloni non ha ancora toccato palla, se non per effettuare tre o quattro rimesse dal fondo dopo altrettanti tiri “da rugby” dei rossoblù. Ti stai chiedendo dove siano finiti Piras e Virdis? Spariti dalla circolazione prima ancora di iniziare: Motta e Andreuzza non gli stanno facendo vedere palla … non dico toccare, ma proprio “vedere”. Il Pescara non segna per pura sfortuna, e non solo per quella: prima Casagrande ferma Nobili ai limiti dell’area col solito fallo da denuncia penale, sicuramente imputabile come “tentato omicidio preterintenzionale”, e pochi minuti dopo Valeri fa lo stesso su La Rosa lanciato a rete, come del resto ampiamente previsto alla vigilia (ricordi l’intervista?).
Dominio biancazzurro interrotto per una manciata di secondi da un’azione del cagliaritano Quagliozzi che conclude di pochissimo fuori (ma con Piloni già pronto a parare) e poi di nuovo tutti nell’altra metà campo. Il nostro gol è nell’aria, anzi a tre minuti dalla fine del tempo sembra davvero cosa fatta con una magistrale azione del duo Santucci-Zucchini, con il tiro di Vincenzo che “scortica” la vernice del palo. Perciò, al doppio fischio tra noi tifosi c’è molto malumore e rabbia: non si può concludere 0-0 un tempo in cui un 2-0 per il Pescara avrebbe accontentato persino il Cagliari, a quel punto ben felice d’aver limitato i danni ad un doppio svantaggio tutto sommato rimediabile nei secondi 45 minuti; magari nei sogni di mezza estate, ma pur sempre teoricamente rimediabile.
L’iper-affollamento dello stadio e la velocità con cui passano i 15 minuti dell’intervallo sconsigliano vivamente di abbandonare il proprio posto, anche solo per andare in bagno, perché il rischio di non ritrovarlo è a dir poco concreto. Dove per “non ritrovarlo” intendo dire sia l’immediata occupazione da parte di altri tifosi, sia l’impossibilità a ritrovare il luogo esatto nel senso più geografico del termine. Una volta che scendi giù nel piazzale, poi risali su e ti trovi davanti ad una muraglia umana, formata da almeno 4 file nei corridoi, che ti impediscono di capire in quale parte di stadio ti trovi, tantomeno di “immaginare” dov’era il tuo posto. Ma io non resisto, e decido di avventurarmi ugualmente a fare un giro di ispezione in tutto il settore Distinti per vedere com’è la situazione generale; come del resto è mia abitudine in ogni trasferta.
E faccio benissimo.
Prima di tutto perché scopro per l’ennesima volta la commovente varietà della tifoseria Biancazzurra: un buon 40% viene davvero da ogni luogo della Regione, anche il più remoto e sconosciuto, con tanto di … accento dialettale tipico, pranzo al sacco, bandiera Biancazzurra e un entusiasmo ancor più commovente. Non vorrei esagerare, ma ho l’impressione che l’ingiusto 0-0 del primo tempo e la tensione stiano facendo soffrire questi tifosi come e più di noi pescaresi. Mah!… confesso la mia confusione totale su questo argomento, sulla base del solito dubbio che torna a galla ogni 5 minuti: sono tifosi sinceri, benché avvolti da un improvviso ma puro amore per il Pescara? O sono tifosi opportunisti, che stanno “usando” il Pescara … “questo” Pescara, per vivere emozioni altrimenti impossibili in casa loro? Non lo so. Personalmente, resto piuttosto scettico, ma intorno a me c’è gente che, con inconfondibile accento vastese, o marsicano, o dell’alto teramano, sta bestemmiando l’intero calendario contro il Cagliari, come pure diventa violaceo in volto nell’urlare che “Ji ni facem’ tre pur’ vuje, ci pù cuntà!”, e mi resta molto difficile credere che si possa fingere fino a questo punto.
Staremo a vedere cosa accade da qui in avanti, per il prossimo decennio.
E poi la sorpresa delle sorprese: lungo le scale che risalgono al primo anello incontro la Benatti!… Sì, è proprio lei in carne, ossa e foulard biancazzurro sulle spalle: la mia “prof” di Analisi Matematica, divenuta famosa in tutto il Liceo Artistico perché, essendo una super-tifosa del Pescara … e solo del Pescara … la domenica sera bisticcia puntualmente col marito che non vuole vedere la Domenica Sportiva in televisione (ce lo ha raccontato lei stessa); dunque, l’esatto contrario di quanto accade in tutte le altre case. Naturalmente, abbiamo legato subito, in nome dei colori Biancazzurri, e poi anche perché porterò Analisi Matematica come prima materia orale all’esame di Maturità (nel caso ci fossero ancora dubbi sulla mia “pazzia galoppante” …). Già, l’esame di maturità! C’è “anche” quello, per di più tra pochissimi giorni, ma il Pescara sta spodestando ogni altro mio pensiero … povero me!
Pensa, sono talmente rimbambito dal caldo, dalla tensione e dalla rabbia per il parziale risultato di parità che, appena la vedo, ci salutiamo e gli chiedo: “Ma cosa ci fa qui”? Dimmi tu se si può fare una domanda più chietina … ehm, volevo dire: più cretina di questa … Risata generale e la viva speranza di rivedersi tra meno di un’ora per festeggiare la vittoria, sulla quale lei ha ancor meno dubbi di me, e mi dice: “Ti vedo un po’ giù, perché? Dai, che vinciamo facile, non c’è partita” … tanto per farti capire.
La cara, super e indimenticabile prof. Benatti!
Non sono giù, sto “semplicemente” morendo di tensione, ancor di più adesso che sta per riprendere la partita e a avremo solo 45 minuti per vivere il Paradiso o per morire all’Inferno. Quindi, conviene riguadagnare velocemente il mio posto altrimenti, se potessi continuare questo giro, chissà quanta altra gente più o meno conosciuta incontrerei!… Ci siamo davvero tutti; sparsi un po’ ovunque, ma siamo tutti qua al fianco del nostro Pescara; non manca proprio nessuno.
L’intervallo non ha fatto cambiare idea al Cagliari; o meglio: a Toneatto. Nei primissimi minuti del secondo tempo i rossoblù provano di nuovo un paio di sortite in avanti, che però non servono assolutamente a impensierire Piloni. Semmai, servono a loro stessi per capire una volta di più che non è aria, che la forma atletica è sullo scadente spinto (vero amici de L’Unione Sarda?) e che l’unica cosa da fare è tentare con ogni mezzo di portarsi a casa uno 0-0 ora come ora preziosissimo. Detto fatto: tempo cinque minuti e tutta la squadra sarda è di nuovo nella propria metà campo. Il Pescara, invece, continua a mostrare una freschezza atletica sbalorditiva, al punto che fisici pur “pesanti” come Nobili, Zucchini e Andreuzza corrono né più né meno come se fossimo a febbraio. Per il Cagliari è l’inizio della fine.
Il tempo di guardare l’orologio, e al momento di rialzare la testa verso il campo vedi Roffi salvare miracolosamente in calcio d’angolo; tra l’altro, sfiorando di un pelo il clamoroso autogol.
Altri tre minuti e Zucchini viene sbattuto a terra in piena area dal duo Longobucco-Roffi; sì, perché ce ne vogliono due per abbatterlo. Non è un normale fallo, bensì una vera e propria mossa di judo, ma per Menicucci è invece … “un’azione maschia”!… quindi niente rigore. Ed è tutto assolutamente ovvio: contro il Cagliari … contro il “gioco maschio” insegnato da Toneatto, puoi avere un rigore solo se finisci al pronto soccorso con codice rosso. Il calcio è per persone “massicce”, non per delicate signorine danzanti! Perciò: zitti e mosca, voi piagnucolanti abruzzesi … e pensate a giocare!… se ne siete capaci.
In poche parole, si sta ripetendo per filo e per segno il copione delle due partite in campionato: ogni volta che il Pescara parte e affonda, il centrocampo del Cagliari si sgretola letteralmente e la difesa al completo balla la rumba. Finché i giocatori rossoblù … e Menicucci … ci lasciano giocare “normalmente”, siamo all’umiliazione più totale, non di rado all’irrisione. Dopodiché, entra in ballo quello che per qualsiasi altra squadra sarebbe il “piano B” ma per il Cagliari è assolutamente il “piano A”: siamo già arrivati al quarto d’ora, e la “super-squadra” allenata da quel “super allenatore” senza capelli, continua “tranquillamente” ad arretrare e sfasciare il gioco del Pescara, a spedire palloni in fallo laterale o in corner e a menare come fabbri alle prime armi. Niente di più, niente di meno. Mentre il conto dei corner a nostro favore sale vertiginosamente, anche perché ne battiamo sempre due o tre consecutivi, e purtroppo sale altrettanto vertiginosamente il conto delle ”ammaccature” su gambe, fianchi, schiena e mandibole dei Biancazzurri. Ci stanno massacrando di tacchettate, gomitate e persino pugni, senza andare troppo per il sottile o crearsi problemi di disciplina sportiva, poiché questo è l’unico mezzo a disposizione per impedirci di entrare in porta con la palla al piede.
E Menicucci continua a guardare: non un solo ammonito, non un solo richiamo verbale per una squadra che, in condizioni “normali”, a quest’ora avrebbe dovuto avere sei ammoniti e due espulsi. Ci stanno massacrando di mazzate, e non possiamo neanche protestare perché, altrimenti, gli ammoniti siamo noi … per proteste, appunto.
È allucinante. Ma purtroppo tutto tragicamente vero.
E questa sarebbe la “schiacciasassi” che ha fatto 21 punti su 24 nelle ultime 12 partite? Secondo me, e secondo tutti noi, oggi verrebbe tranquillamente messa in difficoltà anche dal Chieti di Ciceri , Anelli e Berardi. Dunque, come volevasi dimostrare, stanno inesorabilmente venendo al pettine tutti i nodi, e quindi il vero “come e perché” questa banda di disperati abbia potuto rastrellare 21 punti su 24 … guarda caso dopo “l’arancia”.
Dei 9 rossoblù “visibili” in campo, solo Quagliozzi e Casagrande dimostrano di poter stare in partita. Per contro, Piras e Virdis sono ormai “dispersi in guerra” e non si riesce più neanche ad individuarli sul tappeto erboso; di fatto, ci stanno negando anche la soddisfazione e il diritto di fischiarli sonoramente (specie il secondo), essendo spariti, evaporati, dissolti, inesistenti. Voci di mercato dicono che valgono tre miliardi di lire in due … Mah!… forse sarebbe il caso di riaprire i manicomi.
Si deve arrivare a metà secondo tempo per rivedere il Cagliari oltrepassare la metà campo e avviarsi verso la nostra area. È ancora Quagliozzi, che questa volta riesce pure a tirare nello specchio della porta, la prima “palla cagliaritana” che finisce nello specchio della porta dopo oltre un’ora!… e Piloni la para con una mano sola.
Quanto a Casagrande … “ci sa fà”, ma il suo guaio è che “la cascetta si l’armagn”, e quando sei un cascettaro non puoi essere un “grande”. E così Nobili, dopo averci fin qui scambiato ogni genere di cattiveria, come e peggio dello scambio per figurine Panini, decide che è giunta l’ora di finirla una volta per tutte, per esempio costringendolo ad un fallo teatrale, ma talmente teatrale che persino un “imparziale in buona fede” come Menicucci non può fare a meno di rilevarlo. Il mediano rossoblù abbocca come un tonno rosso di Carloforte e il gioco è fatto: Cagliari in dieci con 20 minuti ancora da giocare.
Mentre il mediano si avvia verso gli spogliatoi, si vede distintamente l’ex Biancazzurro Ciampoli che quasi lo assale fisicamente per rimproverarlo di tanta ingenuità, urlandogli di tutto direttamente dentro l’orecchio. È l’immagine emblematica della tensione esistente all’interno della squadra sarda, dove persino un abruzzese d.o.c., ed ex pilastro dello “storico” Pescara targato Tom Rosati, viene travolto dal patos emotivo.
Tra l’altro, come faccia il buon Francesco a giocare contro il “suo” Pescara … contro la “sua” Maglia, resterà uno dei misteri irrisolti della mia vita di tifoso.
Ciò che accade da questo momento in poi è quanto di più prevedibile ci sia nel calcio: Cagliari praticamente nella sua area, Pescara in assedio come mai l’avevo visto fare prima d’ora (neanche nelle partite più facili della Quarta Serie) e pubblico in visibilio, con un tifo che potrei definire addirittura “disperato”, tanta è la foga con cui stiamo urlando il nostro incitamento. Non solo per vincere la partita, e avere quindi tre quarti di Serie A in tasca, ma soprattutto per schiacciarli nel senso più letterale del termine. Schiacciare il Cagliari attuale significa schiacciare tutto ciò che ruota attorno a questa squadra, tutto ciò che abbiamo visto, sentito e subìto da quella “arancia” in poi. Lo ripeterò fino alla noia: città e tifoseria di Cagliari non c’entrano assolutamente niente, essendo per certi versi a loro volta vittime inconsapevoli; è ben “altro” che ora vogliamo (e dobbiamo) schiacciare.
Nel giro di 5 minuti ci sono due parate di Corti che … Tutti noi pescaresi ne abbiamo davvero viste di tutti i colori dai portieri avversari: da Valsecchi a Pizzaballa, passando per Bertonelli e Dal Poggetto, eravamo convinti d’aver assistito al superamento del limite umano, ma siamo costretti a ricrederci per ogni domenica che passa. Perché, quelle appena viste non sono due parate, non sono nemmeno due “miracoli” … ora manca solo che sulla traversa di quella porta appaia la Madonna e poi abbiamo tutti gli elementi per elevare questo stadio a santuario mariano … o magari a succursale di San Pietro, nel senso di “portiere” … (ai chietini che non l’hanno capita gliela spiego più tardi).
Ancora due minuti e Orazi, dopo “una mano di bowling”, si presenta solo davanti a Corti, ma viene atterrato da dietro al momento del tiro, poiché Valeri (e chi, sennò?) decide saggiamente per il rigore (comunque fallibile) invece del gol sicuro. Non è dello stesso parere Menicucci che, negando l’evidenza con una “buona fede” senza pari, richiama Orazi per la sceneggiata!… Eh certo!… Angelo si sta presentando solo davanti a Corti … sta per segnare quasi sicuramente (a meno di una terza “apparizione mariana”), ma … secondo questo “capolavoro” di arbitro avrebbe preferito buttarsi alla ricerca di un rigore che, per l’appunto, può sempre essere sbagliato, specie in queste occasioni. È il terzo rigore evidentissimo che il fiorentino ci nega in questa partita, ma davvero il fallo “non visto” pochi secondi fa non è uno scandalo, è la materializzazione della malafede.
Questo è un rigore che non dai solo perché “non vuoi” darlo. Perché “ti hanno detto” di non darlo.
È la goccia che fa traboccare un vaso in realtà già traboccato da tempo. Tutto lo stadio, avendo capito “come e perché” andrà a finire, esplode di nuovo in un terrificante “tuono” all’unisono:

“As-sas-si-ni as-sas-si-ni as-sas-si-ni”

ormai eletto a titolo ufficiale con cui la tifoseria Biancazzurra si rivolge al Cagliari. Del resto, tutto ciò che sta avvenendo sul campo non fa che confermarlo ad ogni minuto che passa.
E così, mentre mancano solo cinque minuti al termine, e il “tuono” non accenna ad affievolirsi, il Pescara batte il quindicesimo corner, a seguito del quale Santucci confeziona per Orazi che spara a botta sicura da fuori area. Corti è fuori posizione e fuori tempo (insomma … è fuori!), ma riesce comunque a toccare con la punta del piede e a spedire in angolo. Dopo quella di Rocca, ancora una punta del piede sul nostro cammino verso la Serie A.
Passano due minuti e Menicucci completa la sua assurda “comica” (che però non fa ridere nessuno) con la classica ciliegina sulla torta. Piras (chi non muore si rivede …) viene appena-appena sfiorato da Motta, in uno di quei normalissimi falli di gioco che 9 arbitri su 10 neanche rileverebbero, ma il decimo è Menicucci!… e Piras evidentemente lo sa bene: si butta subito a terra, cominciando a rotolarsi e a gridare come un ossesso (lo si sente persino dagli spalti), nemmeno fosse stato appena investito da un carro armato. L’arbitro fiorentino non aspettava altro e impiega tre decimi di secondo per espellere il nostro terzino, ovvero per ristabilire la parità numerica che tanto … ma tanto … ma tanto … lo stava angustiando.
Per la cronaca, e per chi fa finta di avere scarsa memoria, Motta ha rimediato solo due cartellini gialli in tutto il campionato (pur essendo uno dei due marcatori fissi della squadra), tanto per far capire la sua encomiabile correttezza, ma oggi è improvvisamente diventato un pericoloso killer da tenere alla larga. Siccome Gianfranco è e resta comunque un vero signore (possiamo dirlo forte), si avvia verso gli spogliatoi senza pronunciare una sola parola di protesta, anche perché con l’aria che tira servirebbe solo a peggiorare la situazione. E in questo preciso istante … “miracolo al Liberati”!… il moribondo Piras si alza di scatto e riprende a saltellare per tutto il campo come e meglio di prima.
Te l’ho detto: altro che Lourdes!… Altro che Fatima!… E’ a Terni che avvengono le vere “miracolazioni”!… con ben 40.000 testimoni.
A parte un Menicucci “da ricovero” urgente, questa è purtroppo anche l’unica occasione in cui riusciamo nell’impresa di dar ragione a quel “genio del calcio” chiamato Toneatto: in attacco siamo davvero troppo “leggerini” … Sì, leggerini di cattiveria e di antisportività!… Perché, se al posto dei “troppo” corretti Prunecchi e La Rosa avessimo un Piras o un Virdis … va beh, lasciamo perdere, va.
L’intimidazione arbitrale verso i Biancazzurri è riuscita alla perfezione, e quindi non accade più niente fino al termine; diciamo che “non può” accadere più niente! Dopo l’inevitabile espulsione di Casagrande, Menicucci ha fatto di tutto e di più per far capire al Pescara che “conviene non azzardarsi ad approfittarne”, e c’è riuscito benissimo. Anzi, siccome sappiamo altrettanto bene come in queste partite sia alto il rischio di beffa, anche i biancazzurri si vedono paradossalmente e incredibilmente costretti ad accettare lo 0-0 come il “meglio di niente”.
Non ci si può credere. Nemmeno noi che l’abbiamo appena visto con i nostri occhi.
E infatti, al triplice fischio i nostri stessi occhi devono registrare scene che formano la sintesi migliore possibile della partita:

  • da una parte, i Biancazzurri neri come il carbone;
  • dall’altra parte i cagliaritani, panchina compresa con Toneatto in testa, tutti esultanti e saltellanti braccia al cielo, di corsa verso i propri tifosi per festeggiare all’impazzata un pareggio evidentemente insperato, vergognosamente rubato;
  • tutt’attorno uno stadio intero che rimbomba di un “la-dri la-dri la-dri” talmente … “con tutto il cuore” da far squagliare di vergogna anche i sassi. Ma esiste chi è più duro di un sasso.

Se qualcuno si trovasse a entrare nello stadio in questo momento non avrebbe alcun dubbio: ha vinto il Cagliari, ed è stato promosso in Serie A. Perché è questo che “si vede”.
In fin dei conti, niente di veramente nuovo: è la stessa scena che si è vista già non si sa quante volte durante il campionato, praticamente in tutte le trasferte del Cagliari, per l’appunto affrontate solo con le barricate, le provocazioni e il gioco violento, per poi esultare braccia al cielo a fine partita; basta riguardarsi i filmati, magari proprio di Lecce-Cagliari e Ternana-Cagliari, veri emblemi di una rozzezza calcistica (e quindi morale) da fare schifo persino al girone H della Serie D.
Tra l’altro, questi signori … scesi in Serie B per insegnare “calcio e sport” a noi poveri provincialotti da strapazzo, non si rendono nemmeno conto che così facendo stanno provocando alla grande. O molto più probabilmente se ne rendono conto alla perfezione, talmente alla perfezione da farlo apposta, ben sapendo che hanno appena acceso l’ennesimo cerino in una polveriera satura di gas. Insomma, fino all’ultimo secondo non perdono la più piccola occasione per dimostrare (anche in diretta TV) quel che sono. Niente più, niente meno di quel che il loro “grande allenatore” ha insegnato.
Al rientro negli spogliatoi (che noi, dalla nostra postazione, possiamo vedere molto bene), un nerissimo Nobili fa notare ai suoi ex compagni che stanno davvero esagerando oltre ogni limite, ma per tutta risposta Toneatto lo aggredisce verbalmente per accusarlo d’aver provocato Casagrande durante tutta la partita, col preciso intento di farlo espellere. Dunque, il “disegno” è chiarissimo: provocare Nobili anche a partita finita e scatenare la sua reazione manesca davanti agli occhi di Menicucci (infatti a meno di un metro dalla scena) al quale, a quel punto, non parrebbe vero di poter redigere un referto con cui far squalificare anche Bruno (dopo Motta) in vista di Bologna.
Il “disegno” è talmente preordinato che lungo il tunnel si ripete la stessa identica scena, questa volta protagonisti Valeri, La Rosa e … Menicucci, guarda caso sempre presente ad un metro di distanza!… Ma anche questo secondo e pietoso tentativo cagliaritano va miseramente a vuoto: tanto Nobili quanto La Rosa controllano alla perfezione i loro (comprensibilissimi) istinti “animaleschi”, anche e soprattutto ora che sono arroventati come il forno di una fonderia e fumano da orecchie e narici peggio di una vecchia locomotiva ingolfata. Siamo spiacenti, cari amici sardi. Provate a ripassare fra qualche anno e, chissà!… forse sarete più fortunati. Oggi non c’è trippa per gatti.
Una squadra (globalmente intesa) semplicemente ri-di-co-la!… tutta imposta sulla provocazione, tanto verbale quanto fisica, con cui scatenare la reazione avversaria; poiché, non è mai abbastanza ripeterlo, non hanno altro modo per competere civilmente, pur potendo schierare singoli di sicuro valore; ma a livello di squadra sono la nullità cosmica esistente prima della Creazione. Mai vista una tale antisportività indossare magliette da calcio (di qualunque colore) e infangare in questo modo un campo di calcio; in tal senso, a distanza di quattro anni, ci troviamo a dover chiedere scusa al Poggiardo e al Gallipoli che, al confronto, possono tranquillamente ambire al “Premio Disciplina” istituito dalla Lega Calcio.
Mamma Mia Santissima … che squallore!

All’uscita dallo stadio la tensione non è nemmeno paragonabile a quella pur altissima di stamattina, né poteva essere diversamente, visto che ora le due tifoserie sono al completo, a diretto contatto e, particolare da allarme rosso all’ONU, c’è pure un Menicucci in più da “discutere”, con tutta “l’opera d’arte” di partita che la sua ineguagliabile “buona fede” ha generato.
La tifoseria rossoblù si avvia per i fatti suoi verso i propri mezzi, visibilmente soddisfatta (per non dire euforica) poiché del tutto cosciente d’aver raccolto il massimo del massimo che la giornata offriva, ma ora deve fare i conti con lo stato d’animo diametralmente opposto degli Abruzzesi, che sono dappertutto, in ogni via, viale o viuzza intorno allo stadio, con la miriade di bandiere Biancazzurre e le poche rossoblù che quasi si intrecciano tra loro. Un faccia-a-faccia in strada impossibile da evitare. Soprattutto, è impossibile evitare il nostro bisogno di sfogo dell’indicibile rabbia accumulata, e quindi dalle inevitabili e pesantissime provocazioni verbali alle aggressioni fisiche il passo è brevissimo: urla, rumori di ogni genere (vetri e ferraglia soprattutto), persino alcuni spari che voglio sperare siano solo di petardi e lanciarazzi. A terra tante bandiere un po’ ovunque, in parte lasciate per avere … le mani libere … in parte perché ridotte in mille pezzi. E zuffe gigantesche che s’ingrossano a vista d’occhio.
In mezzo a tutto questo casino, è impressionante constatare le urla delle donne, non già per spavento, viceversa per aizzare ancora di più mariti, fratelli e figli. Nemmeno al mercato del pesce … credimi. Se fosse un film ci sarebbe da piegarsi in due dal ridere, ma purtroppo non è un film e noi ci siamo in mezzo in tutto e per tutto.

La superstrada Terni-Orte si blocca dopo neanche mezz’ora che il traffico di rientro s’è messo in moto; tre i motivi principali. Innanzitutto, un incidente mortale accaduto appena fuori città, in cui sono rimaste coinvolte due auto che non c’entrano niente con la partita. Poi perché al traffico locale e a tutti i cagliaritani che stanno tornando a Roma, Fiumicino e Civitavecchia, si aggiungono anche tantissimi abruzzesi che preferiscono evitare il centro città percorrendo la stessa superstrada fino al raccordo con la statale per Rieti, incasinando ancora di più la situazione, perché ora anche auto e pullman di pescaresi e cagliaritani finiscano per marciare fianco a fianco, praticamente a passo d’uomo e con … finestrini aperti, magari con tanto di bandiere, bandieroni e sciarpe sventolanti. Sin troppo facile immaginare cosa ne consegue, vero?
Da una parte i cagliaritani a “doppia faccia”, poiché alla smisurata gioia per la scampata sconfitta si unisce il livore di dover disputare spareggi “mortali” solo a causa di un’arancia e del ritiro di Gigi Riva. Insomma, il solito disco incantato … l’arancia e Riva … Riva e l’arancia … Nessuno che abbia il coraggio di mettersi davanti allo specchio per chiedersi “chi” ha lanciato quell’arancia e “chi” ha costretto Riva al ritiro anticipato. E soprattutto, quante volte sono stati ricompensati questi … “incidenti di percorso”.
Dall’altra parte i pescaresi, ma bisogna dire tutti gli Abruzzesi che mai come questa volta si sono immedesimati al 100% nella guerra tra biancazzurri e rossoblù. E qui la lista dei “rimproveri” (per volerli definire con il massimo dell’eufemismo possibile) ci porterebbe a star qui fino a dopodomani.
Fino a dopodomani magari no, ma intanto cominciano a scendere un po’ tutti dalle auto e dai pullman, e in un attimo questo tratto di superstrada diventa un ring gigantesco, con scazzottate, calci e sassate disseminate un po’ dappertutto. L’aspetto più tragicomico del momento è che molti tifosi (di entrambe le fazioni) intervengono con il “misericordioso” scopo di separare, ma dopo nemmeno un minuto si ritrovano coinvolti loro stessi e menano a votamazz, come e più degli altri
Ovvio che il traffico arrivi alla paralisi inestricabile, nonostante l’immediato ed energico intervento della Stradale. E bisogna pure ringraziare Dio che Terni ha una rete viaria davvero all’avanguardia; non oso pensare cosa sarebbe accaduto se questa stessa partita si fosse giocata a Genova o Firenze … tanto per fare i primi due esempi che mi vengono in mente.
Ci accorgiamo solo ora che mentre sul “Liberati” splendeva un sole meraviglioso, tutt’attorno ha piovuto di brutto per tutto il giorno, con momenti di vero diluvio; per cui, ora la statale per Rieti ha un fondo a dir poco viscido. Aggiungi l’oscurità, che devi considerare totale per almeno 4/5 del percorso (l’illuminazione pubblica c’è solo nei pressi dei centri abitati) ed ecco spiegata la lunga serie di incidenti cui stiamo andando incontro, con altro blocco totale della circolazione. A peggiorare la già difficilissima situazione, ci si mettono pure due auto che vanno a fuoco per surriscaldamento del motore, ti puoi quindi immaginare cosa accade con il graduale e ininterrotto arrivo dei 150 pullman!… Naturalmente, non si salva neanche quello del Pescara, che resta bloccato per ore appena dopo Piediluco, nei pressi del confine tra le due province.
Arriviamo così in corso Umberto alle 2,30 … con la partita finita alle 19,15!… Siamo fisicamente stanchi e mentalmente distrutti, ma soprattutto siamo l’uno più “nero” dell’altro, al punto che durante questo viaggio di ritorno abbiamo alternato lunghi momenti di silenzio totale a vere e proprie risse tra noi per motivi ovviamente futili, che più futili non si può.
Quindi, a differenza di quanto accaduto domenica scorsa dopo Spal-Pescara, non c’è nessuna scena d’entusiasmo per festeggiare un pareggio che non ha proprio niente da festeggiare. Forse hanno fatto bene tutti coloro che sono rimasti a Terni per passarci la serata e far felici ristoranti, bar e la locale Azienda di Soggiorno, poiché quello mi pare uno dei modi migliori per sbollire (almeno in parte) la delusione. Mentre noi continuiamo invece a massacrarci la mente, il cuore e l’anima per una rabbia che, invece di sbollire, sembra crescere di minuto in minuto, di pari passo con una più “fredda” (???) presa di coscienza di quanto accaduto sul campo.
Eppure, dal punto di vista materiale abbiamo sicuramente fatto un altro passo significativo verso la Serie A, giacché ora ci possiamo permettere il non trascurabile lusso di “gustare” lo scorno tra Cagliari e Atalanta, per poi regolarci di conseguenza fra otto giorni, ma questo dato di fatto viene quasi del tutto appannato da un “sinistro senso di impotenza, tipico di quando si è impegnati in una lotta impari, contro un “qualcosa” fuori portata. La protezione (senza virgolette) di cui godono cagliaritani e atalantini è qualcosa decisamente fuori portata per noi; e il campo del “Liberati” ci ha appena confermato quanto conti ben poco giocare bene ed essere atleticamente superiori se la “forza” dell’avversario è “altro”.

Sono le 4,00 del mattino. Si sta facendo giorno, l’illuminazione pubblica notturna si sta spegnendo, iniziano ad aprire i bar e le edicole, per strada ci sono già in giro i primi mattinieri, ma l’interminabile marcia di ritorno da Terni si sta concludendo solo ora, con l’arrivo delle ultime auto e gli ultimissimi pullman.
Sta dunque sorgendo il sole sul nostro mare, che non a caso ha lo stesso nome del nostro stadio, ed è proprio con questa aurora quanto mai emblematica che inizia un’altra attesa spasmodica: quella per Atalanta-Cagliari, sin d’ora vissuta né più né meno come fosse il secondo spareggio del Pescara. Dispiace solo che Genova sia geograficamente troppo lontana e troppo vicina nel tempo, altrimenti chissà quanti pescaresi sarebbero (saremmo) partiti per andare a tifare Atalanta dentro lo stadio, anziché dietro una radiolina; un po’ come abbiamo già fatto tre anni fa per Chieti-Lecce, quando su 6.000 spettatori in totale, presenti al “campo” chietino, ben 4.000 erano pescaresi, con tanto di bandiere, striscioni e tifo all’inverosimile per i … neroverdi!… Finché non lo vedi e non lo senti, non ci puoi credere.
Siamo appena tornati da Terni, ma la ”partita a tre” di giovedì prossimo è già iniziata… (continua qui).

Gabriele (“Gaby”) Orlando
[estratto dal (mio e vostro) diario del PESCARA RANGERS]
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